yogurt-e-colite

Lo yogurt fa male alla colite?

yogurt-e-coliteAnche se la valutazione della validità di un alimento sull'intestino va fatta in maniera sempre puntuale e senza mai generalizzare, esistono molti studi scientifici che confermano come lo yogurt probiotico possa apportare grandi vantaggi nella cura di una colite.

Soprattutto quando la persona affetta da questo disturbo intestinale è afflitto anche da stipsi, la presenza di due bacilli, lo  Streptococcus termophilus e il Lactobacillus bulgaricus, può diventare importantissima per riattivare la peristalsi e dare nuova energia al metabolismo.

Una medicina chiamata yogurtiera

Sembra strano ma è proprio così. Lo sa bene il calciatore Darren Fletcher che riferisce di esser guarito dalla colite nervosa grazie allo yogurt di soia. Decisamente più leggero di quello intero, ha il merito di possedere meno calorie e quindi altamente digeribile.
Un prezioso alleato della digestione che, grazie alla minore presenza di lattosio (circa il 4% del totale), tutela meglio i tessuti intestinali e l'attività della flora batterica. Che sia di riso o yogurt di capra non importa, l'aspetto determinante consiste nel non introdurne dosi massicce ogni giorno, ma di iniziare la dieta dello yogurt con calma. Meglio assicurarsi prima della tolleranza all'alimento, prima di combinare un trauma a colon e pareti del condotto digestivo.

Utilizzare una yogurtiera in casa può portare benefici decisamente superiori a quelli legati al consumo di prodotti commerciali. I franchising più noti che si cimentano nella produzione di questo dolce così gustoso, utilizzano ancora troppo zucchero o conservanti aggiunti che rendono lo yogurt consumato di qualità inferiore rispetto a quello che possiamo cucinare con il bimby a casa nostra.
Le ricette per farlo sono tante, ci si può sfiziare in tanti modi, ma dovremo fare attenzione a preservare lo stato dei fermenti lattici vivi. E' tutta qui la chiave del successo del binomio yogurt e colite ed il perchè venga considerato un cibo utile per far passare l'infiammazione del colon.

Le proprietà di un procugino del latte

Lo yogurt va considerato un parente di terzo grado del latte, perchè, fedeli ai principi enunciati più volte su diversi articoli di ColiteAddio, saprete bene della nostra controinformazione verso il consumo del latte vaccino, fonte di tante allergie e intolleranze alimentari. Eppure la gente si ostina a bere tazzoni di latte freddo la mattina e bicchieri di latte magro la sera, dopo cena, nell'illusione nutrizionale che l'aggettivo “magro” possa ridurre le percentuali di soffrire di pesantezza addominale durante la notte.
Anche se esistono alternative al latte vaccino, come quello di soia o lo zymil, sapere che cosa contiene il latte e i suoi derivati ci farà comprendere come sarebbe meglio escluderli dalla nostra dieta quotidiana.

stop a latte e derivati
Se vogliamo guarire definitivamente dalla dolorosa colite, dovremo sostituire il latte con lo yogurt e iniziare a pensare in maniera più scientifica a quello che introduciamo nel nostro organismo, senza quindi stupirci o lamentarci per “inaspettate” cacarelle o peggioramenti dello stato della nostra irritazione al colon.
La colite si combatte anche con la testa, allora scopriamo da vicino tutti i benefici associati al consumo di yogurt fatto in casa, o comunque di un prodotto con fermenti vivi, ideale per la proliferazione dei batteri buoni nel nostro intestino, come nel caso dello yogurt bianco biologico. Bada bene che non sarà il sorriso di Alessia Marcuzzi a convincerci, ma un ragionamento ponderato su quelli che sono i componenti presenti in un barattolino di yogurt di gran qualità:

  • Prorietà antinfiammatorie. Sgonfia quelle parti irritate, spesso a causa di allergie allo stesso lattosio. In caso i benefici derivati dallo yogurt non siano all'altezza delle aspettative, provare ad inserire tra i pasti il consumo di yogurt completamente privo di lattosio. In ogni caso è la proteina P40 la paladina della nostra flora intestinale e la responsabile dei miglioramenti che riscontreremo a livello della mucosa. La medesima funzione di cura per la colite è svolta dall'enterogermina, utilissima per difendere l'organismo dall'assalto dei batteri nocivi
  • Miglioramenti sul sistema immunitario. Bere yogurt fa bene. Anche in gravidanza, quando si ha la paura costante che quello che mangiamo possa far male al bambino che si ha in grembo. I fermenti contenuti all'interno hanno effetti benevoli sull'intero tratto gastrointestinale, migliorando la condizione di salute degli altri organi, strettamente connessi con il funzionamento dell'apparato gastrico.
  • Dimagrante. Non solo sgonfia, ma sazia e aiuta i movimenti della digestione e quindi aiuta a bruciare prima quello che mangiamo durante la giornata. A differenza dei formaggi non stagionati, lo yogurt è un prezioso alleato della siluette. Lo sanno bene le donne dello spettacolo che, a cominciare da Alessia Marcuzzi e Simona Ventura, stravedono per lo yogurt e lo usano come vero e proprio pasto completo, durante le calde giornate d'estate.
  • Migliora la circolazione nel sangue. A differenza dei formaggi molli come mascarpone o gongorzola, la leggerezza dello yogurt garantisce un funzionamento più performante del sistema sanguigno e ridurrà i problemi di trombosi o di tumore al colon, a volte connessi con l'eccessivo utilizzo di latte nella propria dieta.
  • Nutriente. Grazie ad elementi come calcio e vitamina D, costituisce un reale toccasana per sopperire a carenze nutritive di vario genere.

Digeribilità contro le fiamme del colon

La spiccata capacità digestiva dello yogurt lo posiziona una spanna sopra rispetto tutti i derivati del latte. E' stato osservato che, semplicemente inserendo lo yogurt nel proprio regime alimentare anti colite ed eliminando il consumo di peperoncino e cibi irritanti come wasabi in pasta e caffè, si è riscontrato un miglioramento immediato nello stato di salute dei malati di colite nervosa, in almeno il 37% dei casi. Un ottima base di partenza per provare a disintossicare il nostro colon, grazie alle proprietà del Lactobacillus.

Meno grane con il Grana

Tra le pietanze tollerate dai pazienti colitici vi sono anche i piatti a base di grano Padano DOP. L'assenza totale di lattosio nella sua realizzazione, soprattutto quando viene cotto al vapore, lo rende del tutto innocuo nei confronti di un intestino irritato, apportandone, in taluni casi, persino dei benefici.

grana padano
Per ridurre la concentrazione di sale durante i pasti, sarà possibile utilizzare il parmigiano ed insaporire così le pietanze delle nostre ricette, senza rischi di alcun tipo.
Viva i cibi probiotici quindi, di cui lo yogurt è un grande rappresentante e abbasso la cucina eccessivamente speziata e lavorata. Un cibo semplice, proprio come un concetto, si assimila necessariamente meglio di uno troppo sofisticato.

E per tutti i golosi, abbiamo un altro suggerimento. Provate a sostituire la panna e il burro, anche vegetale, con lo yogurt. Il vostro intestino vi ringrazierà. Provare per credere. E se ancora avere qualche dubbio sul fatto che possa risentirne il gusto, date un occhio a questa ricetta a base di yogurt.

Carnevale di verdure con yogurt:

Ingredienti per 2 persone

150 g di zucchine
100 g di carote
40 g di peperone giallo
40 g di peperone rosso
1 costa di sedano
1 porro piccolio
succo di un limone
150 g di yogurt di qualità
1 ciuffo di prezzemolo
un pizzico di sale

Sciacquate abbondantemente le verdure con acqua del rubinetto. Tagliate i porri, grattuggiate le zucchine alla julienne e le carote. Quindi spezzettate sedano e peperoni. Mettete tutto in una coppa. Dopo averlo lavato e asciugato, macinate un ciuffo di prezzemolo e aggiungetelo allo yogurt, in cui avrete la premura di depositare un fondo di succo di limone.

Amalgamate tutto il composto sino a renderlo meno liquido e più presentabile, anche alla vista. Aggiungete le verdure con questa squisita salsina a base di yogurt e servite.
Una ricetta perfetta per combattere il caldo che sta per arrivare sull'Italia, anche difendensosi con la forchetta.


prostatite

Prostatite: tipologie e sintomi dell’infiammazione alla prostata

prostatiteLa prostatite è un termine ampio che comprende una serie di condizioni che coinvolgono l'infiammazione della prostata. I principali sintomi della prostatite sono febbre, minzione difficile o dolorosa che porta alla minzione frequente, dolore pelvico.
Vediamo quali sono i diversi tipi di prostatite, i sintomi e come affrontare un percorso di guarigione.

Prostata
La prostata è una ghiandola con dimensioni di circa 3 o 4 cm di diametro, di circa 20 gr di peso, presente solo nei maschi. Si trova alla base della vescica e circonda la parte iniziale dell'uretra, il canaletto che porta l'urina fuori dalla vescica.

Una percentuale del liquido spermatico di un’eiaculazione è prodotto dalla prostata. Questo liquido è una secrezione alcalina con pH elevato, è una miscela che protegge l'ambiente acido della vagina, agevolando la fecondazione dell'uovo.
A causa della sua posizione anatomica, le malattie che colpiscono la prostata sono spesso causa di sintomi associati a difficoltà di minzione e problemi alla vescica, con una minzione dolorosa e un debole flusso urinario.

Prostatite

La medicina convenzionale divide la prostatite in 4 casi:
1. Prostatite acuta
2. Prostatite batterica cronica
3. Prostatite cronica non batterica o sindrome da dolore pelvico cronico
4. Prostatite asintomatica con infiammazione

La sindrome da dolore pelvico cronico o prostatite cronica non batterica, senza infiammazione è detta anche prostatodinia.

Una delle cause più frequenti che provocano problemi al tratto urinario e spesso anche alla prostata è la colite, che consiste in un'infiammazione dei tessuti che rivestono sia il colon che il retto e le cui conseguenze possono essere delle ulcere che possono provocare sanguinamento e fuoriuscita di muco, a volte anche pus.
La colite non va confusa con la diarrea ed è da considerarsi una patologia, mentre la diarrea è un suo sintomo, o per meglio dire uno dei suoi sintomi più frequenti e evidenti.

Vediamo cosa si può dire per ogni singolo caso:

Prostatite acuta
La prostatite acuta è una condizione infiammatoria, di solito causata da un'infezione batterica della prostata. I batteri che causano la prostatite acuta sono gli stessi che di solito causano infezioni del tratto urinario, quali E. coli, Klebsiella e Proteus.

prostatite
La contaminazione della prostata è data dall'invasione di batteri presenti nell'uretra o nella vescica, di solito a causa dell'urina precedentemente contaminata.

Tra i principali fattori di rischio della prostatite acuta possiamo trovare:
- Infezione del tratto urinario, detta anche cistite
- L'uso del catetere vescicale
- Traumi locali per l'uso prolungato della bicicletta o passeggiate a cavallo
- Infezione da HIV detta anche AIDS
- Uretrite, malattia trasmessa sessualmente

I sintomi della prostatite acuta
La prostatite acuta può verificarsi sia nei giovani che negli uomini di una certa età, anche se non è l'età la causa della patologia, ma tutt'al più può essere un aggravamento il naturale deterioramento dell'organismo.

I sintomi principali sono:
- Febbre
- Brividi
- Disuria
- Difficoltà a urinare
- Dolore pelvico
- Urina torbida
- Malessere
- Dolori muscolari e articolari

I sintomi della prostatite acuta possono essere molto intensi, solitamente il medico richiede che il paziente sia ricoverato in ospedale, con una somministrazione massiccia di farmaci; un'alternativa spesso migliore è l'uso di pochi e ottimi rimedi naturali.

La diagnosi della prostatite acuta
Viene effettuata attraverso la valutazione congiunta dei risultati clinici e dell'esame rettale, che spesso dimostrano una prostata dolorosa. Così come le infezioni del tratto urinario, l'urino-coltura viene anche utilizzata per identificare eventuali batteri responsabili dell'infezione.

esame PSA
Questa la versione ufficiale della medicina, che propone violenti antibiotici per il nostro organismo, che debilitano il nostro sistema immunitario senza risolvere il problema alla sua radice.

Diagnosi mediche diverse
- Il semplice test delle urine
- Esami del sangue;
- La misurazione del PSA che può aiutare, ma che a volte è stato riscontrato essere non del tutto attendibile;
- I marcatori dell'attività infiammatoria ed emocromo che solitamente presenta leucocitosi.

Il trattamento della prostatite acuta
La prostatite acuta prevede secondo la medicina occidentale un trattamento che viene effettuato con antibiotici per un periodo medio di quattro settimane, ma come ho già accennato gli antibiotici hanno ampiamente dimostrato di non essere la soluzione definitiva ma piuttosto possono procurare un forte aggravamento nel lungo periodo.

prostatite e antibiotici
In caso di disbiosi, ovvero di altarato equlibrio del microbiota intestinale, i batteri patgeni possono prendere il sopravvento e  causare la prostatite ed eventuali infezioni al tratto urinario. La flora batterica gioca un ruolo essenziale e lo squilibrio batterico è accentuato ancor più dagli antibiotici assunti.

Per fare in modo che l’equilibrio ritorni, il consiglio è di seguire un percorso fatto solo ed esclusivamente di prodotti naturali.

Intanto la medicina ufficiale cosa fa? Il medico, quando si rende conto che un antibiotico non ha sortito alcun effetto positivo, lo cambia!! Ossia cambia marca e tipo di antibiotico….in base ai risultati degli esami delle urine…

I sintomi di solito cominciano a svanire con 48 ore di terapia antibiotica, ma in realtà è solo un beneficio momentaneo. Dopo sette giorni di trattamento, gli esami delle urine risultano essere negativi e non vi sono più batteri nelle urine, ma questo non vuol dire aver risolto la patologia, poiché a distanza di giorni o settimane lo squilibrio ritorna, in quanto gli antibiotici non sono in grado di rimuovere le cause che provocano lo squilibrio batterico.

Prostatite batterica cronica
La prostatite batterica cronica è una possibile complicanza della prostatite acuta non trattata adeguatamente.
Le conseguenze sono molto meno gravi rispetto al caso di prostatite acuta e i sintomi possono essere più leggeri.
Nella maggior parte dei casi le conseguenze sono limitate a disuria, ossia dolore per la minzione, minzione frequente e disagio a causa di dolori diffusi. La febbre, quando presente, è solitamente bassa.

Come si può notare, molti dei sintomi della prostatite cronica sono simili a quelli della cistite, definita anche infezione e/o infiammazione della vescica, che può causare spesso confusione nella diagnosi.
È importante sapere che negli adulti e nei giovanissimi viene considerata un'infezione rara, cosicché la prostatite dovrebbe essere sempre una delle diagnosi proprio dei pazienti maschi, con caratteristiche simili a quelle di un tratto urinario con sintomi di infezione.

Va da sè che il legame colite e cistite è sempre molto stretto e non va comunque sottovalutato.

cistite e prostatite
La diagnosi di prostatite cronica viene effettuata anche attraverso la lettura della storia clinica. In questo caso, durante l'esame rettale è possibile effettuare il massaggio prostatico per stimolare la secrezione di fluidi per le analisi di laboratorio.
Il massaggio prostatico non dovrebbe mai essere eseguito durante la presenza della prostatite acuta, a causa del rischio di stimolare il rilascio di batteri nel sangue.

L'urino-coltura raccolta dopo il massaggio prostatico è anche una possibilità per capire se la diagnosi riguarda la prostatite cronica.

I batteri che causano prostatite cronica sono generalmente gli stessi della prostatite acuta. Il paziente con sintomi di prostatite cronica, pus nell'esame delle urine, ma le cui colture di urina e colture di secrezione prostatica sono persistentemente negative, si potrebbe associare a un'infezione da clamidia.

Il trattamento classico della prostatite cronica è simile alla prostatite acuta, della durata di circa 4 o 6 settimane, sempre ovviamente con farmaci, in questo caso antibiotici. I pazienti che hanno infezioni ricorrenti sono soliti richiedere dei trattamenti prolungati, prima di rendersi conto della loro inutilità e dell'aggravamento della situazione.

Prostatite cronica non batterica o sindrome da dolore pelvico cronico
La sindrome da dolore pelvico cronico è una malattia con sintomi urologici e disagi nella zona pelvica. Il termine sindrome da dolore pelvico cronico è più corretto rispetto alla prostatite cronica non batterica, perché spesso nella patologia non è inclusa la prostata, anche se i sintomi sembrerebbero quelli della prostatite cronica.

La sindrome da dolore pelvico cronico è una diagnosi che avviene per esclusione, ossia solo dopo aver costatato che non c'è presenza di prostatite batterica e altri sintomi da dolore pelvico, che possono essere causati ad esempio da tumori, infezioni urinarie, emorroidi e patologie del testicolo.

I sintomi della sindrome da dolore pelvico cronico includono anche quelli di una prostatite cronica, ma anche altri come il dolore pelvico, anale e disagio nei testicoli.

Non esiste un trattamento specifico per la sindrome da dolore pelvico cronico. Quando non esclude una prostatite batterica cronica, quattro settimane di cura antibiotica è una prassi piuttosto diffusa. Nei casi in cui non è possibile determinare la causa del dolore, il trattamento viene limitato all'uso degli analgesici.

Soluzioni naturali per la prostatite
Non esiste una soluzione univoca, la soluzione non è mai in un singolo trattamento come molti semplicisticamente sono portati a credere dalla medicina ufficiale, esistono invece tanti aspetti che messi insieme possono essere la "soluzione", a patto di agire per se stessi seguendo un percorso che grazie alla propria costanza e perseveranza punta dritto alla guarigione.

Tra i migliori rimedi naturali che nella mia esperienza clinica ho sperimentato con successo e che ritengo siano efficaci dal punto di vista del primo approccio alla patologia, elenco:

Saw Palmetto o Serenoa Repens
Il Saw Palmetto è una piccola palma che viene coltivata sulle coste del sud-est degli Stati Uniti, le aree dell'Europa mediterranea e l'Africa, ed è talvolta usato per il trattamento della prostatite, grazie ai componenti attivi di questa pianta che aiutano le parti colpite dall'infiammazione alla prostata.

Il trattamento naturale con serenoa repens può in alcuni casi ridurre le dimensioni della prostata anche nel giro di un mese e non ha effetti collaterali.

Semi di Zucca
Grazie al loro contenuto di curcubitacina, aiutano a prevenire l'ingrossamento della prostata. I semi di zucca sono un ottimo rimedio fai da te da usare come trattamento per l'ingrossamento della prostata.

semi di zucca e prostata
Si consiglia di mangiarne un cucchiaio al giorno in una sola volta e nella loro condizione naturale, ossia senza sale e crudi, ogni giorno prima di colazione.

Epilobio
L'epilobio è risultato molto efficace nel trattamento dell'infiammazione della prostata, definita dai medici come prostatite, condizione patologica che colpisce a qualsiasi età ma anche uomini giovani tra i 30 ei 45 anni, e si manifesta con minzione dolorosa e dolori nel retto, talvolta con sanguinamento nelle urine.
Di solito causata da un'infezione del tratto urinario o dovuta a infezioni che si trasmettono con il sesso.

Per combattere queste infezioni dal punto di vista dei sintomi, in erboristieria viene proposto l'epilobio. Esistono diversi modi di assumerlo, ad esempio come tisana oppure in gocce in forma di tintura madre che credo sia anche la migliore forma.
E' venduto anche in capsule, sempre come decongestionante della prostata.

Radice di Ortica
Alcuni benefici dell'estratto di radice di ortica hanno dimostrato valenza proprio nel trattamento dell'iperplasia prostatica benigna (IPB). Il suo utilizzo con altre preparazioni a base di erbe come la Serenoa Repens o Saw Palmetto è stato benefico nel ridurre i sintomi della IPB.

I sintomi della IPB, come la minzione frequente durante la notte, incapacità di urinare, minzione dolorosa, hanno avuto miglioramenti e sollievo dopo l'assunzione dell'estratto di radice di ortica. Si pensa anche che inibisca le cellule della prostata a diventare cancerose.

Una corretta alimentazione per la prostatite

I rimedi naturali possono essere come un grande alleato nell'affrontare la prostatite e i suoi sintomi, ma usati da soli non sempre portano benefici nel lungo termine, ed è per questo motivo che è spesso necessario affrontare la patologia tenendo conto di più aspetti messi insieme.

Uno degli aspetti fondamentali da includere nei cambiamenti del proprio stile di vita può essere la dieta per ridurre l'infiammazione della prostata, perché esistono prove che riducendo o eliminando il consumo degli alimenti che possono causare infiammazione si possono avere già dei miglioramenti.

Inoltre è possibile sostituire i predetti alimenti con cibi che addirittura aiutano a migliorare l'infiammazione e le condizioni generali dell'intero organismo.

Ad esempio è benefico includere nella propria alimentazione il consumo di frutta e verdura fresca, cereali integrali, bere più acqua del solito. Evitare inoltre cibi raffinati, cibi fritti, latticini, caffeina.

Per una consulenza naturopatica integrale con piano alimentare e repertorio terapeutico naturale...


report-genoma-vien-mangiando

Il genoma vien mangando

La puntata del 17 Aprile del 2016 di Report ha toccato, tra i vari argomenti, uno assai caro allo staff di Coliteaddio.it e sempre molto attuale: l'alimentazione sana e le intolleranze ai cibi. Il nocciolo della puntata "il genoma vien mangiando" era chiaro, perchè spiegava come una dieta intelligente, studiata nel rispetto delle caratteristiche genetiche di ciascuno di noi, avrebbe potuto migliorare il nostro grado di salute.
Al contrario, un soggetto che trascurava le informazioni provenienti dal DNA, frutto di milioni di anni di evoluzione, e sottovalutava la presenza di geni "disadattati", sarebbe stato triste protagonista di disturbi dell'intestino come le coliti nervose e tanti altri.

Fame genetica
La bellissima puntata di Report cominciava il discorso parlando dei geni e di come, di fatto, la propensione di alcune persone verso cibi salati o dolci o specialità piccanti, derivasse in grandissima parte da un bagaglio ereditato dai nostri geni.
In sostanza, essere innamorati del peperoncino o della panna montata è un aspetto da leggere in relazione al patrimonio genetico ereditato dai nostri avi primitivi, raccoglitori e cacciatori.

DNA e dietaGli stessi effetti del caffè, così differenti da persona a persona, avrebbero la stessa origine. Veniva spiegato il perchè ci fosse chi lo bevesse 7 volte al giorno e riusciva ugualmente a dormire come un ghiro, mentre altri soggetti non potessero assolutamente assumerlo dopo le 5 di pomeriggio, pena essere costretti all'insonnia. Attribuendolo al fatto che, questa seconda categoria di persone avrebbero un metabolismo molto più lento, assimilando la caffeina soltanto dopo svariate ore e quindi incapaci di trovare il sonno, perchè vittime di un'intolleranza al caffè.

Diversi allo 0.1 per cento
Siamo tutti uguali al 99,9% ma è proprio quella piccolissima percentuale rimanente a creare anomalie. In questo modo è facile spiegare come ci siano persone in grado di smaltire molto più rapidamente le tossine legate all'assunzione di carni rosse durante copiose grigliate, mettendo in serio rischio colon e apparato intestinale.
Ci sarebbero quindi persone più "sfortunate" dal punto di vista genetico, le quali, per non soffrire di colite ad esempio, dovrebbero fare delle rinunce alimentari più drastiche.

Attraverso il test genetico, ovvero delle vere e proprie analisi del DNA, si può definire, una volta per tutte, a quali cibi si è intolleranti. Si tratta di informazioni tutte presenti nei nostri geni, ma che noi ignoriamo sistematicamente, bendandoci gli occhi di fronte all'evidenza che alcune sostanze possano causare molto male al nostro organismo.
Esiste così gente più sensibile all'introduzione di sale nell'organismo e più soggetta all'ipertensione. Altri ancora possono patire maggiormente l'accumulo di colesterolo nel sangue e dovrebbero prestare più attenzione ad ingerire cibi grassi.
Si tratta sempre e comunque di predisposizioni genetiche che sarebbe nostro dovere rispettare, se davvero tenessimo alla nostra salute.

Perchè a parità di cibi ci possono essere individui che ingrassano e altri che restano magri?
Risponde a questo quesito, in maniera molto esaustiva, l'ingegnere biomedico Francesco Menegoni. Durante "il genoma vien mangiando" parla, ad esempio, del gene FTO, una variabile genetica non ottimale, caratterizzata per la termogenesi rallentata. Il paziente con queste specificità genetiche spenderà quindi meno calorie per mantenere la temperatura corporea e quindi è facile che, pur mangiando la stessa quantità di cibo di un altro individuo "sano", tenderà ad accumulare grassi nel corpo.
Esistono poi altre variazioni genetiche come meta TFR, legate a processi ossidativi, fondamentali nel metabolismo dell'acido follico.
Di fatto, se si ha questa variazione non ottimale, si metabolizza solo metà dell'acido folico introdotto nell'organismo, elemento importantissimo perchè regola l'omocisteina e quindi i processi ossidativi che controllano i radicali liberi.
Questa tipologia di soggetti dovrà quindi mangiare il doppio degli alimenti contenenti acido folico per godere degli stessi benefici di un individuo con geni "normali".
Di conseguenza, per non soffrire di coliti o mali al colon dovrà nutrirsi con più insalata, ceci, lenticchie e zucca per esempio.

Intolleranza all'Italia

intolleranza-al-glutine-in-italiaAnche se sembrerebbe paradossale, ma sono moltissimi gli italiani che dovrebbero alternare la pasta per evitare pericoli legati alla celiachia.
Il biologo Vittorio Lucchini parla di un predisposizione genetica di intolleranza al glutine che colpisce il 40% dei nostri connazionali.
Per un popolo di mangiatori di pasta si tratta di un dato incredibile. Per fortuna, nel corso degli anni, nonostante dal test del DNA risulti questa cattiva predisposizione, in realtà solo una piccola percentuale la sviluppa veramente. La ragione del perchè accada questo non è ancora ben chiara, ma è importante che ognuno di noi, una volta fatta questa scoperta, dopo essersi sottoposto al test, possa decidere di alternare alla pasta, simbolo del nostro bel Paese, anche riso, mais, farro ed altri cereali antichi, variando la propria alimentazione, per ridurre i rischi di diventare celiaco.
Anche per l'intolleranza al latte andrebbe fatto un discorso simile. Seppure sembrerebbe normale digerirlo quando si è bambini, durante la crescita, una volta entrati in età adulta, i dati di svariate ricerche alimentari parlano di una percentuale del 40% delle persone incapaci di tollerarlo.

Instinti primitivi

Le cause del perchè accade questo è da ricercare nell'evoluzione. Ne parla apertamente il genetista medico Paolo Gasparini. Egli sostiene che  l'uomo, da essere un raccoglitore e cacciatore sia diventato agricoltore e allevatore, solo in tempi evolutivi molto recenti.
dieta paleoliticaIl genoma degli intolleranti, dei cosiddetti "disadattati", è la testimonianza di persone che non si sono ancora adattate all'ambiente in cui vivono attualmente. In realtà un genoma tende a cambiare in relazione all'ambiente in cui viviamo, ma sarebbe necessario davvero moltissimo tempo, stimabile in milioni di anni. Occorrerebbe quindi tutto questo arco di tempo prima che l'uomo si adatti completamente al suo "nuovissimo" status di agricoltore sedentario. Lo sviluppo urbanistico delle città, accelerato dai processi di globalizzazione, ha generato conseguenze molto negative e varie contraddizioni in tutto il Globo.

In Quatar, nel corso dei secoli, si erano in parte abituati a vivere nei 4 mesi più caldi, riuscendo a mangiare poco, per non affaticare il metabolismo. Oggi che la maggioranza della popolazione dispone di aria condizionata e può avere cibo in abbondanza, si stima che ben oltre il 70% della nazione araba sia in sovrappeso.
Anche in Alaska pare sia successo qualcosa di simile e la popolazione locale sembra aver sviluppato un metabolismo in grado di adattarsi alle temperature estreme dell'ambiente esterno, mangiando molti grassi animali. Oggi giorno, che anche lì possono acquistare cibi dai negori, sembra che il grado di obesità colpisca il 35% degli individui.

In Europa sta accadendo qualcosa di molto simile. In quanto eredi diretti dell'uomo primitivo, siamo ancora oggi predisposti geneticamente a lunghe camminate, necessarie per procurarci cibo. Questa nostra caratteristica spiega il perchè nel nostro corpo tendiamo ad accumulare risorse e quindi a immagazzinare calorie.
Il nostro genoma si è inventato questo stratagemma perchè ci permetteva di sopravvivere. Nel quotidiano però disponiamo di molto cibo e la nostra abitudine a mangiarne in grandi quantità, quando non è sopportato dalla giusta attività sportiva, ci fà accumulare grassi in eccesso.

Che fare per avere un corpo in salute e prevenire il colon irritabile?

Per andare incontro alle necessità di vita del nostro genotipo dovremmo mangiare di meno. Il termine appropriato è di "sana restrizione calorica".
Come per gli animali, anche nell'uomo, soprattutto nei casi di malattie come il diabete o altre di origine cardiovascolare, si notano i benefici associati alla riduzione delle calorie nel corpo.

Il digiuno quindi fa bene, ma occorre farsi seguire da un professionista di nutrizione, come dicevano anche a "Presa diretta" quando hanno parlato della dieta di Valter Longo.
Per questo il dottor Lombardi è un naturopata di grande esperienza nelle diete di recupero e in regimi alimentari controllati, soprattutto nei confronti di colite e colon irritabile.


E' dimostrato come non occorra mangiare sempre, perchè quando il corpo non trova carburante, entra in riserva e può continuare a vivere regolarmente. Questo strano fenomeno è illustrato molto bene dal cardiologo Marco Brancaleoni, quando parla di un organismo in grado di funzionare simultaneamente con due tipi di benzina.
Egli sostiene che siamo esseri viventi "bi-fuel", ovvero viviamo sia grazie allo zucchero che per merito di corpi chetonici. Questi ultimi potremmo definirli delle piccole molecole di lipidi, prodotte dall'organismo, che si ottengono dalla demolizione degli acidi grassi, prodotti a loro volta dal fegato e poi immessi nel circolo, proprio come una benzina, in grado di far muovere tutte le parti del nostro organismo come il cervello e tutti gli altri organi.
Il dottore, intervistato dalla giornalista di Report Stefania Rimini, è fermo sostenitore di come un giorno a settimana, il digiuno faccia bene.
Introdurre per 24 ore solo acqua non può che produrre benefici, senza compromettere nulla nel funzionamento regolare dell'organismo. Se il digiuno si protrae però oltre i 3 giorni bisognerà approcciarsi alla pratica della "restrizione calorica controllata" con estremo scrupolo.
Bisognerà essere consapevoli che quando il digiuno supera le 64 ore vi è il rischio di intaccare direttamente la massa muscolare. Per ovviare a questo problema si dovrà compensare, oltre che con sali minerali, anche con una quota proteica adeguata, che impedisca il metabolismo del muscolo.
Lo staff di Report ha così seguito un soggetto che si è sottoposto a digiuno controllato per 10 giorni, alimentandosi con circa 700 calorie al giorno. I risultati raggiunti sono davvero sbalorditivi. Dopo aver ripreso a mangiare normalmente, a termine di 2 settimane dal digiuno, il soggetto ha perso 7,5 chilogrammi di massa grassa, mentre massa magra è persino aumentata di 1,5 kilogrammi, migliorando così l'idratazione complessiva all'interno delle cellule.

digiuno terapeutico
Si è dimostrato quindi come il digiuno doni pulizia nel corpo, metta in moto un reset generale delle cellule, riuscendo a preservare quelle forti. Al contempo, seguire un regime nutrizionale di questo tipo fà in modo che le cellule danneggiate si eliminino da sole, mediante un processo detto "apoptosi cellulare".
In sostanza, mangiando con criterio, ma soprattutto non mangiando per periodi circoscritti, potremmo invecchiar molto più lentamente. L'unica accortezza sarà quella, una volta finito il digiuno, di riprendere a introdurre alimenti molto gradualmente, senza esagerazioni o abbuffate.
I benefici nella cura di disbiosi e di colite saranno eccezionali. Provare per non..soffrire.


trapianto-fecale-colite

Il trapianto fecale come cura per la colite

trapianto-fecale-coliteImportanti studi americani sembrano confermare come i trapianti fecali possano rappresentare una cura valida contro la colite acuta. In particolar modo, l'analisi dei dati di questa ricerca evidenzia come soggetti colitici con sintomi gravi come diarrea e forte sanguinamento dal retto, riuscivano ad ottenere dei benefici piuttosto evidenti da un trattamento a base di trapianto di feci nell'intestino.

Finalmente è possibile dare una risposta alla domanda se le infezioni intestinali e la disbiosi potessero essere guarite con il trapianto di feci.

L'attendibilità di questi risultati è confermata dal fatto che ne abbiano parlato ampiamente durante la convention europea su morbo di Crohn e Colite, organizzata dalla ECCO. Questo studio potrebbe rappresentare una svolta nella ricerca delle cause che determinano l'aggravarsi degli attacchi di colite, anche perchè si tratta di quello che ha coinvolto il numero maggiore di persone.
Sono infatti oltre 40 gli individui, di età maggiore ai 18 anni che si sono sottoposti a questa cura innovativa per colite ulcerosa, confidando nella possibilità che questi trattamenti, sperimentati per la prima volta negli Stati Uniti, potessero risolvere i disturbi d'intestino di milioni di soggetti in tutto il Mondo.

L'operazione attraverso cui è stato introdotto materiale fecale nel tubo digerente è stata la classica colonscopia. Una sondina di pochi centimetri, entrata attraverso l'ano e risalita sino a posizionare parti di flora batterica, provenienti da un soggetto in salute, sino all'intestino crasso. Attraverso l'utilizzo di una telecamera si è potuto agire con estrema precisione e riuscire nell'operazione di posizionamento di “feci buone” nel condotto intestinale.

trapianto fecale
Lo scopo di questa cura per la colite era quello di cercare di far attecchire i batteri sani nell'intestino malato, convinti che potessero riprodursi velocemente e quindi popolare la flora dell'intestino in modo guarire dalla colite.

Per evitare che avvenissero durante il test dei condizionamenti psicologici tali da “falsare” i risultati ottenuti, si è pensato di somministrare ad altrettanti pazienti, una cura “placebo”, ovvero fittizia. In questo modo si sarebbe potuto comprendere se la percezione di un miglioramento dipendesse dalla certezza di essere sotto cura o dal fatto che quel rimedio fosse realmente “vincente” e curativo nei confronti della colite di tipo ulceroso.

Gli individui del primo gruppo, ovvero quelli nei quali si stavano introducendo flora intestinale sana, mediante la cacca, ricevevano ben 5 trapianti a settimana, per un periodo di tempo complessivo pari a 2 mesi. Ognuno di questi soggetti, sottoposto a trapianto fecale di microbiota (FMC) riceveva circa 150 millilitri di feci, durante ogni clistere.
Non è stato utilizzato un donatore unico, ma vari soggetti, in funzione di un numero importante di trapianti e impedire allo stesso tempo che i risultati fossero inficiati dal ricorso ad un singolo donatore con resti fecali “cattivi”.

A tutte le persone che si erano sottoposte a questa cura sperimentale contro la colite si era chiesto di interrompere qualunque tipo di trattamento a base di steroidi, in modo tale da riconoscere dei progressi in modo più lampante e collegarsi facilmente con l'inizio di questa sperimentazione medica.

La cura delle feci buone, funziona per combattere la colite?

I risultati raggiunti sono stati importanti. Si è scoperto che il 44% dei soggetti che avevano iniziato la cura del trapianto di feci dichiarava di percepire una riduzione dei peggiori sintomi della colite e dei disturbi del colon come il sangue nelle feci e la cacca sciolta.

Dei 41 pazienti che hanno ricevuto un trapianto fecale, quasi il 45% sono stati considerati in remissione senza steroidi. Ciò significa che non avevano sanguinamento rettale o diarrea. Solo un quinto degli individui appartenenti al “gruppo placebo” affermava di aver ricevuto benefici di qualche sorta.

trapianto fecale
Alcuni dati però lasciano ancora perplessi e frenano gli entusiasmi dei sostenitori più importanti del FMC (Fecal Microbiota Transplant) come ottimo metodo curativo anti colite. Infatti, ben 3 persone che avevano ricevuto nuove feci nel tubo digerente avevano percepito complicazioni anche gravi, che avevano avuto inizio con sintomi come dolori addominali e flatulenza insistente, ma che erano, già nelle prime settimane degenerati a tal punto, da costringerli all'intervento chirurgico.

Prima della luce nell'intestino, qualche ombra

Il punto nevralgico da superare ancora è quello della sicurezza del sistema di cura tramite innesto di feci sane in colon malandati. Purtroppo gli investimenti medici sono ancora pochi per poter riprodurre l'esperimento su scala più ampia e fugare ogni dubbio, limitando i rischi sulla salute intestinale degli individui con colite.

In particolar modo i punti critici di queste sperimentazioni sono due:

  • l'utilizzo di più donatori fecali per ciascun paziente aumenta le possibilità di errore e la diffusione di effetti imprevisti.
  • L'uso di feci congelate, impedisce un controllo quotidiano dei valori nella cacca e una valutazione precisa della salute “attuale” del donatore. Mancando i fondi per una ricerca più mirata e accurata, può accadere che si somministrano feci di età superiore a 2 mesi. In questo modo un donatore considerato in perfetta salute potrebbe essersi “ammalato” durante un periodo di 60 giorni.

La speranza è che l'innesto fecale possa essere perfezionato nel tempo, contemporaneamente ad un impegno finanziario più importante che ne perfezioni la tecnica di lavoro e la modalità di conservazione dei residui di cacca da trapiantare.
Ci auguriamo inoltre che la tecnica medica del FMC possa essere impiegata anche oltre i trattamenti da Clostridium difficile, anche come rimedio per altri mali, come nel caso di candida intestinale.

Ad ogni modo e su questo concordano i più grandi esperti di colite a livello internazionale, incluso il naturopata Lombardi, solo un campione più allargato di malati di colon potrebbe fornire informazioni più realistiche e utili alla ricerca.
Purtroppo, allo stato attuale, il dislocamento fecale finalizzato alla terapia contro la colite ulcerosa, diventa più una curiosità medica che uno strumento la cui utilità possa essere certificata.


gufi-contro-colon-irritabile

Dillo ai gufi: il colon irritabile si cura

gufi-contro-colon-irritabileQuella che comunemente viene definita colite nervosa o anche detta neurosi intestinale è un problema che interessa tantissime persone. Molte di queste si sentono sole e pensano di non poter ricevere nessun aiuto in grado di fargli passare gli intensi dolori che provano ogni giorno della loro vita e si rassegnano a tal punto da convincersi della futilità di chiedere aiuto per curarsi.
Il loro stare male è legato alla sporcizia intestinale accumulata in tantissimi anni di cattive abitudini alimentari, una infiammazione anche severa delle mucose, un cattivo metabolismo, ed una componente nervosa. Un tubo intestinale ricco di materiale fecale tossico non fa altro che irritare la mucosa e quindi favorire tutti quelli che consideriamo sintomi di un colon irritabile.

Che cosa accade nel tratto intestinale

L’intero colon possiede una pellicola in corrispondenza della parete interna e quindi direttamente toccata dalle feci che transitano lungo l’intestino. Subito dopo questa pellicola vi è una zona muscolare caratterizzata da terminazioni nervose che comunicano in modo diretto con il cervello, dilatandosi e contraendosi a seconda di quello che è più opportuno. Questo movimento intestinale, detto peristalsi, consente alla cacca di essere regolarmente evacuata o di espellere le fibre quando risultano in eccesso. Il muovere della parete muscolare dell’intestino permette quindi una corretta digestione e la fuoriuscita delle tossine altrimenti dannose per il nostro vivere bene.
Un apparato intestinale sovraccarico di feci non riuscirà mai a lavorare efficacemente e rallenterà la sua funzionalità. Questo stazionare forzato di residui fecali agisce infatti sulle terminazioni nervose al punto da intontire il muscolo addetto alla “lavorazione delle feci” e diffondere un malessere in tutta l’area. Conoscendo bene quello che è il legame che unisce il colon alla nostra testa, possiamo immaginare come le conseguenze di un colon soggetto ad irritazione possano condizionare negativamente anche l’operatività dell’intelletto. I classici sintomi come emicrania e vertigini, tipici dell’individuo che cerca una cura ad una colite nervosa in stato avanzato sono la prova di come l’intestino si comporti da “secondo cervello”.

Le cause della sofferenza

Tutto potrebbe dipendere dall’assenza di fibre in quello che mangiamo. Seguire un’alimentazione priva di fibre o carente di parti umide non può far altro che irrigidire le feci e necessitare uno sforzo triplo, da parte dell’intestino, per la loro espulsione. Più i resti delle feci saranno dure, maggiore sarà la quantità di veleno che andrà ad irritare il “secondo cervello”. La mancata fuoriuscita di queste tossine porterà quindi ad una grande produzione di gas interni e a dolori addominali di un’intensità tale, che solo dei malati di colon possono comprendere.

Gli esperti di gastroenterologia sostengono che il modus vitae potrebbe influenzare molto la salute dell’intestino, al punto che situazioni di tensione potrebbero essere le responsabili più o meno dirette dell’irritazione. Anche le persone che sembrano reggere apparentemente meglio lo stress, potrebbe arrivare un punto nella loro vita in cui scoppiano. Tutta la loro fragilità emotiva, celata agli occhi degli altri per tantissimi anni, potrebbe quindi trasformarsi in spasmi addominali da colite e far pagare un grosso dazio a soggetti che si sentivano forti e inscalfibili. Gli unici rimedi per porre fine al loro soffrire consistono nell’intraprendere una cura per il colon irritabile a base di antispastici, in modo da porre un tappo, alla pentola dell’intestino che sembrerebbe poter sbottare, da un momento all’altro.

Da questo male si può guarire

Tranquillizziamo subito i lettori di Coliteaddio, assicurando come per colon irritato esista una cura. Il dottor Lombardi ha ideato il P.I.P. affinchè tutti possano annientare l’infiammazione in atto e quindi iniziare un processo di disintossicazione dell’intestino. Una sorta di pulizia del colon, senza ricorrere a purghe o ad azioni più invasive di rimozione degli scarti alimentari, come nel caso di trattamenti di idrocolonterapia, come possono permettersi molti VIP.
Attraverso questo Programma Personalizzato naturale si potranno liberare gli ostacoli che impediscono la regolare fuoriuscita fecale e quindi consentire di risanare il colon dall’intossicazione. La cura intensiva proposta dal dottor Lombardi non è complicata da seguire e consiste in una dieta e consigli personalizzati, a seconda delle caratteristiche insite in ogni persona, che garantirà l’alcalinizzazione del PH del malato. Un sistema efficace per disinfiammare le mucose intestinali e quindi recuperare un buona funzionalità della propria muscolatura interna e quindi la corretta peristalsi.
Il P.I.P. in un tempo decisamente ridotto aiuterà a rigenerare la pellicola danneggiata e risolvere di conseguenza tutti i problemi di stitichezza e/o dissenteria.

Piccole idee alimentari per un colon curabile:

Un’alimentazione equilibrata è la base di ogni cura per i disturbi del colon. Gianluca Lombardi ci teneva a dare delle brevi indicazioni che potrebbero risultare molto utili ai soggetti colitici e aiutare loro a guarire, senza fare troppe rinunce a tavola.

1) Consuma almeno 50 grammi di fibra ogni giorno (non durante una fase acuta di colite)
2) bevi dai 10 ai 12 bicchieri di acqua, indipendentemente dall’avere sete o meno
3) Mangia frutta secca a colazione, ma senza esagerare
4) Fai piccoli esercizi anaerobici e segui la regola dei 3 passi
5) Sperimenta il successo di consumare aglio crudo, avendo l’accortezza di rimuovere l’anima interna

colon-irritabile-cura


sazi-da-morire

La dieta Longo nella cura della colite

La puntata trasmessa ieri 6 Marzo su Rai Tre, all'interno del format “Presa diretta”, parlava di alimentazione sana e di obesità. Si è partito dai terribili dati circa l'obesità infantile, sottolineando come il fenomeno fosse tanto più evidente in quelle aree reputate economicamente più povere.

Si è trovato un nesso abbastanza evidente che legava la scarsa cultura alimentare ai problemi di grasso nei bambini. Nel rione Sanità di Napoli il numero dei bambini sovrappeso era in costante crescita, tanto da aver ncessitato la creazione di un centro specializzato per la prevenzione dell'obesità e per diffondere una maggiore cultura sull'alimentazione sana.

Mangiare male costa ha un costo

Il prezzo da pagare a causa di regimi alimentari sballati non incide solo sulla saluta del cittadino che dimostra una maggiore propensione ad ammalarsi, ma si ripercuote negativamente anche sulla salute economica di uno Stato. Le nazioni più “grasse” sono anche quelle in cui la spesa sanitaria è più alta. Stando alle statistiche riportate dalla bravissima giornalista Lisa Liotti, autrice del servizio intitolati “Sazi da morire”, tra 50 anni tutta la popolazione italiana avrà problemi di obesità e non potrà essere curata a causa della mancanza dei fondi in questo settore.

L'Italia quindi non si trova in una condizione tanto migliore di quella degli Stati Uniti d'America, in cui 1 individuo uomo su 2 dimostra di avere malattie legate alla cattiva alimentazione e dove 2 donne ogni 5, mostrano i sintomi classici di una dieta sbagliata. Siamo in sostanza il Paese che tanto predica bene l'importanza della dieta mediterranea, ma che mostra di razzolare molto male. Neanche la Grecia e la Spagna se la passano meglio, a causa di una disinformazione ed una cultura del fast food che potrebbe ingigantire il problema dei chili di troppo, sino a farlo diventare l'emergenza più importante.

Dobbiamo cambiare dieta

Ne siamo convinti anche noi di Colite Addio. Sappiamo bene come la maggior parte delle malattie e disturbi intestinali legati al colon irritato abbia un collegamento con quello che introduciamo nel nostro corpo. Anche lo staff di Presa Diretta evidenziava la tendenza dei Paesi industrializzati, associata all'aumento delle malattie che durano nel tempo, come nel caso della colite cronica.
La seconda parte del servizio era ancora più interessante, perchè parlava delle soluzioni per risolvere questo problema di obesità e quindi curare i disturbi dell'intestino più frequenti.

Digiuno da cibi dannosi

Durante la puntata “Sazi da morire” si è dedicato ampio spazio al dottore italiano Valter Longo, il quale ha parlato della sua ricerca, ripresa ultimamente da tutte le principali riviste mediche oncologiche. L'aspetto più sorprendente di questa dieta del diugiuno consisteva negli ottimi risultati che si sono ottenuti anche nella cura delle cellule tumorali che, dovesse trovare ulteriori riscontri scientifici, potrebbe rivoluzionare il mondo della medicina.

Partendo da uno studio condotto su una popolazione dell'Ecuador, il bravissimo dottore Longo, direttore del prestigioso Istituto della Longevità della Università della Southern Califonia, ha dimostrato come il consumo di eccessivo di proteine animali potesse influire sull'invecchiamento delle cellule.
Nella dieta del P.I.P. si parla degli effetti negativi della carne rossa e dei formaggi grassi a lungo e sapere che medici di fama mondiale come Longo, confermino come mantenere l'intestino pulito è una delle chiavi più importanti per vivere di più e sani è molto gratificante.

Quello che sostiene in sintesi la dieta anticolite Longo è che con soli 5 giorni di digiuno al mese, o anche ogni 60 giorni, in cui si costringe il corpo ad assumere solo tè verde antiossidante, tisane naturali e minestroni vegetali, è possibile resettare l'organismo e inibire la moltiplicazione di cellule tumorali, non solo benigna. Una pulizia dell'intestino di sole 120 ore, fatta rigorosamente sotto controllo medico, può apportare grandissimi vantaggi in termini di salute umana e far risparmiare allo Stato tantissimi soldi in medicine e assistenza sanitaria.

Il consiglio è quello di cliccare sull'immagine in basso per vedere l'intera puntata “Sazi da morire”.

 

sazi-da-morire
Puntata del 6 Marzo 2016: "Sazi da Morire"

e vedere gli straordinari successi ottenuti nell'ospedale tedesco Charitè, in cui il primario Andreas Michalsen, affianca a sistemi di medicina tradizionale, anche metodi alternativi, come il digiuno della dieta Longo. Per conoscere quali sono le scelte nutrizionali vincenti, si consiglia di andare sul sito della fondazione Longo.

Le migliaia di pazienti curati ogni anno, affetti da artrosi, colite spastica, ma anche da malattie di origine celebrale sono la più grande conferma che anche il lavoro del dottore e naturopata Lombardi  nella cura dei disturbi intestinali potrà aiutare un numero sempre maggiore di pazienti.


che-cosa-prendere

L’interrogativo del secolo: cosa prendere con la colite nervosa?

che-cosa-prendereUna domanda che si pongono molti pazienti colitici riguarda proprio la tipologia di cibi che si possono mangiare e quelli che non si possono assumere. “Questo sì, quello no”. Sembra che l’aspetto che sembra più importare a chi soffre di colite nervosa sia avere le idee chiare su cosa assumere, senza rischiare di soffrire le pene dell’inferno. Dopo centinaia di casi di colite spastica visitati e curati non mi stupisco più quando, guardandomi con occhi quasi lucidi, mi chiedono: “allora posso essere sicuro al 100% che non starò male?”.
I dolori alla pancia di chi soffre di questo problema intestinale ti logora al punto da farti perdere la lucidità. Accettare il fatto che alcuni cibi possano far bene ad alcuni soggetti e irritare le pareti dell’intestino di altri, non è un concetto semplice da far digerire, quando si accusano spasmi così intensi.
La stessa disinformazione che viaggia su internet, soprattutto quando si leggono quegli articoli su magazine di salute che raccolgono informazioni di ogni tipo, dagli articoli sul “perché la mucca muggisce…” a quelli che illustrano la “dieta risolutiva per curare una colite nervosa”, è molto dannosa. Se è vero che le persone utilizzano Google per avere risposte alle loro domande non bisognerebbe mai sfruttare questa smania informativa, soprattutto quando la gente è motivata da un malessere fisico evidente, per veicolare notizie errate o decisamente discutibili.
Per intenderci, fare un elenco dei cibi da prendere quando si ha la colite nervosa, senza precisare nulla sull’età, il gruppo sanguigno o le intolleranze ai farmaci del paziente, non è affatto serio. Molto meglio analizzare caso per caso e invogliare il pubblico stesso a informarsi sulla metodologia migliore per curare il proprio intestino, insegnandoli le basi della salute, senza intentare dogmi o ergersi a guru della naturopatia mondiale.
La migliore garanzia che i miei pazienti possono avere attraverso il P.I.P. è data dalla loro testimonianza, dalle tante opinioni positive espresse sulla cura e dalla possibilità di essere rimborsati qualora questa non risolva i loro problemi.
Quando mi chiedono di consigliarli che cosa prendere in caso di colite nervosa, allora rispondo: “prendetevi del tempo per provare il trattamento e giudicate voi stessi la sua efficacia”.

Imparare dalla saggezza dei fiori e delle piante

Alla stregua della floriterapia i benefici nel curare la colite attraverso la fitoterapia sono tantissimi, perché non includono alcun tipo di controindicazione. E’ terribile quando dei soggetti con colite di tipo spastico nervoso mi contattano disperati perché impotenti di fronte all’ennesimo insuccesso farmacologico che sembrerebbe avere avuto il solo effetto di accentuare i dolori e certamente non lenirli.
Un giorno vorrei scrivere un articolo per mostrarvi le condizioni dell’intestino di queste persone che, ingenuamente, hanno sperato di guarire le loro tensioni addominali attraverso medicinali spesso potenti e devastanti per la salute dei batteri “positivi”.

Come ben sappiamo non tutti gli agenti batterici sono dannosi per il nostro organismo e pertanto imbottirci di antibiotici, come spesso consiglia qualche medico, con una leggerezza pari solo alla loro incoscienza. L’operazione spesso equivale a buttare del napalm sulla nostra amata flora batterica, così essenziale per l’attività del tubo digestivo e quindi della peristalsi. Facile intuire come, bastano cure a base di ormoni e antispastici potenti per causare lesioni alla motilità del colon, con tutto quello di negativo che può generare, dalla stipsi all’insorgere di una rettocolite ulcerosa.
Intraprendere un trattamento di fitoterapia significa prendere qualcosa che fa bene e in grado di ristabilizzare il funzionamento della serotonina. E’ proprio questo neurotrasmettitore il responsabile principale di eventuali problemi di defecazione.
La terapia naturale che suggerisco è quella associata all’assunzione di fiori di bach che vanno presi regolarmente e scelti con molta attenzione. Selezionare quelli più indicati, a seconda della propria condizione di salute e della cartella clinica personale, apre la via alla guarigione dalla colite nervosa.

Altra saggia decisione potrebbe essere quella di ridurre le fonti di nervosismo inconscio. E già. Perché se da un lato lo sport aiuta la colite, così come imparare una respirazione corretta aumenta le possibilità di rilassare le pareti intestinali, esistono delle angosce e delle paure invisibili che possiamo far emergere dal nostro animo, soltanto grazie ad uno psicologo. Il contributo che può dare un dottore esperto di ipnosi e psicoterapia è infatti importantissimo quando, nonostante una pressione arteriosa regolare e l’assenza di manifestazioni evidenti vissute come fonti di disagio o agitazione, ci sentiamo ugualmente nervosi e in difficoltà. Uno psicologo potrebbe sottoporci a sedute ipnotiche e aiutarci a liberare da queste angosce per sempre, liberando definitivamente anche il colon dalla responsabilità enorme di sopportare tutto questo carico emotivo. Adesso che sapete cosa prendere per curare lo stress invisibile e quindi porre fine alla sofferenza da colite nervosa, vi auguro la più sincera via della guarigione, attraverso il Personal Intensive Programm.


scorreggione-carnevale

A carnevale ogni pasto..fa male

scorreggione-carnevaleCon l'arrivo delle feste carnevalesche è giusto che l'attenzione verso quello che mangiamo non diminuisca. Il rischio che l'entusiasmo verso questa festività così allegra rappresenti un pericolo per la nostra dieta anti colite è molto alto, considerate le svariate tentazioni culinarie tipiche di questo periodo. Meglio fare chiarezza su quelli che sono i dolci e i pasti tipici di carnevale che possiamo mangiare e quelli da cui è meglio rinunciare, se teniamo alla salute del nostro intestino. La frittura, tipica delle meraviglie della tavola imbandita per carnevale, è la nemica per eccellenza di un colon soggetto ad infiammazione. Imparare a rinunciare a qualche gustosissima prelibatezza di Febbraio, ci renderà più forti e sicuri di affrontare con successo la nostra cura contro la sindrome del colon irritabile.
In questo articolo si cercherà di dare un giudizio su quelli che sono i cibi velenosi per il nostro intestino un po' deboluccio, classificandoli a seconda della regione di provenienza.
Le maschere di una colite possono essere tante, ognuna con sfaccettature differenti. Seppure consci di come i sintomi e il trattamento varino da paziente a paziente, restiamo ugualmente convinti di come il benessere parta da quello che introduciamo nella nostra bocca.
Come abbiamo dato spazio al cenone di Natale e alla scelta di un menù tollerabile per la nostra condizione intestinale, vediamo che pasti possiamo salvare quando arriva il tempo di fialette puzzolenti e di maschere di arlecchino.

La cucina regionale del Lazio

Castagnole; decisamente pesanti da digerire. La frittura della pastella e la difficoltà nel cuocere bene la crema all'interno, rendono questo dolce davvero ostile per la cura della nostra colite. Il minimo che possiamo fare, se non vogliamo emettere fialette maleodoranti dal nostro retto, è rimanere lontani anni luce. La lucentezza della frittura diventa uno specchietto per le allodole e tutti i golosi in ascolto. Se vogliamo capire come curare la colite con ottimi risultati dovremmo imparare a rinunciarvi. La terapia contro la colite non è uno scherzo, neanche a carnevale.

Frappe o come le chiamano in Campania e Puglia chiacchere. Risultano certamente più leggere delle castagnole, ma non rappresentano di sicuro un toccasana per le pareti gastriche. Non lasciatevi ingannare dalla tenerezza dello zucchero a velo, perchè ancora una volta il nemico sarà legato all'ossidazione dell'olio di frittura, usato nella preparazione di questi dolcetti tipici della cucina di carnevale laziale. Per migliorare un po' la situazione si dovrebbe avere l'accortezza di passare un tovagliolo e cercare di togliere parte dell'olio usato nella cottura. Se la vostra irritazione non è acuta, potrete mangiare sino a 5 chiacchere, senza problema. Il resto poi sono chiacchere al vento.

Carnevale in Campania

Tra frittata di bucatini e parmigiana con pancetta e macinato c'è davvero poco da salvare sotto al Vesuvio. Se non vogliamo far eruttare il nostro tubo intestinale ed espellere i cibi sotto forma di feci liquide, servirà un occhio di riguardo quando ci invitano a cena durante le festività di carnevale. Pantalone e Pulcinella possono tendere dei tranelli non da poco alla nostra colite e se non vogliamo trascorrere Marzo sul letto del dottor Balanzone a Bologna, tanto vale cercare piatti “meno impegnativi”. La scelta è dura, perchè a Napoli il rapporto uomo-forchetta si fa serio e cercare pietanze facilmente digeribili è più difficile che farsi dare 100 euro da uno sconosciuto.

Hot Toscana

A quanto pare la tendenza a piatti molto calorici, a base di carne, non fa parte solo della tradizione carnevalesca del sud Italia, visto il menù proposto nella verde Toscana in queste settimane, in cui trionfano i coriandoli sulle strade di Firenze e soprattutto Viareggio, capoluogo della festa, in questa regione. Optare per pappardelle di coniglio, forse è il male è il male minore per un apparato gastrointestinale malconcio. Il confronto con l'arista di maiale fritta o i fegatini con uova è indecoroso. Qualsiasi dietologo con un po' di sale in zucca, consiglierebbe di restare fuori dai confini della Toscana, sino a quando il carnevale non sia concluso e con esso anche le schiere di bambini che giocano con le bombolette spray che riproducono la neve.

Il tavoliere a tavola

Qualcosa del pranzo di carnevale in Puglia invece si può salvare. Dipenderà dal nostro buon senso e amore verso la nostra flora batterica il fatto di preparare l'impasto delle melanzane con qualcosa che non leda troppo all'infiammazione in corso. La cottura al formo renderà più leggero il tutto e scegliere ingredienti come tonno fresco e latte di soia, anziché salsiccia tritata e latte intero potrà ridurre il costo di un pranzo con amici e parenti, in un clima quasi primaverile.
Le ottime temperature ambientali di questo carnevale pugliese però non devono farci perdere di vista l'obiettivo di guarigione, pertanto non esagerate mai con le porzioni, anche nel caso in cui la cuoca è stata particolarmente brava.

Dire no a tutte queste delizie è dura ma diventa fondamentale se non vogliamo che il Carnevale ci faccia brutti scherzi intestinali..


pane-carboni-vegetali

Carbone vegetale, bufale o benefici sulla colite?

Da quando esistono i social network il confine tra la diffusione di una buona pratica e il diffondersi di una moda virale si fa sempre più labile. E' arrivato il momento che anche io come naturopata e ideatore di ColiteAddio, esprima la mia opinione sui benefici o meno derivanti dal consumo di carbone vegetale.

Se fino a qualche hanno fa l'unico carbone che eravamo abituati a trovare sui banconi dei negozi, era quello ricoperto di zucchero, tanto diffuso durante il periodo della befana, ora sempre più ristoranti bio o locali attenti all'alimentazione sana, propongono i nerissimi carboni vegetali.

pane-carboni-vegetali

La grande pubblicità di questo cibo ha favorito una grande discussione online sul fatto se faccia più o meno bene alla salute. Senza entrare nel merito, discutendo ogni singola caratteristica dei carboni vegetali, mi limiterò a dare la mia opinione sui benefici nella cura del colon irritato e altre problematiche dell'intestino come gonfiore e meteorismo. La conoscenza è la prima arma a disposizione per la nostra salute. Impariamo quindi a valutare le fonti e il rischio di pericolose generalizzazioni o peggio ancora, la possibilità che notizie false diventino virali, cosa sempre dietro l'angolo.

Il carbone vegetale è valido?

Domanda più che legittima chiederci se funzioni come scritto e diffuso in diversi modi su internet o se si tratti di una delle tante bufale che circolano sul web. A maggior ragione considerando il proficuo commercio di questo cibo all'interno di biscotti, impasti per pizze e persino mozzarelle. Mi è capitato di scorgere, nei banconi di una salumeria abbastanza chic e attenta alla diffusione di prodotti caserecci e genuini, delle mozzarelle di bufale nere di grande impatto visivo, ma sulla qualità delle proprietà nutrizionali, non mi sentirei di mettere la mano sul fuoco.

Quando il colon è infiammato infatti non sarebbe auspicabile assumere prodotti caseari e derivati del latte, figuriamoci poi se si parla di un alimento così pesante a livello digestivo come “le bufale” o le “burrate”. Come pensare che i benefici dei carboni vegetali (e in che modo e misura poi...?) sul meteorismo possano compensare gli effetti negativi di pesantezza intestinale derivati dal consumo di prodotto a base di latte tanto grasso?

Ombre sul carbone vegetale nel pane

La notizia del sequestro di quintali di pane contraffatto nella provincia di Bari ha creato scompiglio anche tra i più tenaci sostenitori. La possibilità di mistificare del pane comune, aggiungendo additivi (in questo caso si trattava del colorante E153), alterandone il colore, rendendolo più scuro, è ora realtà. In questi casi più che un rimedio naturale, il prodotto di panificazione diventava, secondo molti, una vera bomba per l'intestino, in grado di nuocere alla salute complessiva del corpo del malcapitato, che si era fatto “incantare” dalla scritta “pane ai carboni vegetali: miracolosi contro la flatulenza”.

E se questa truffa alimentare è avvenuta nella regione famosa per il pane DOP di Altamura, noto in tutta Italia per la sua grande bontà e genuinità, allora è facile immaginare quanti altri rischi si annidano quando si alimentano tante aspettative su di un alimento.
Il fatto di aver attribuito alle compresse di carbone vegetale dei poteri straordinari nella cura dello stomaco e nel trattamento della tensione addominale significa averne irrimediabilmente fatto alzare il prezzo sul mercato, favorendo una grande speculazione e magagne alimentari assortite.

Leggi controverse

In realtà è la stessa normativa europea a consentire l'utilizzo del carbone vegetale come colorante. Quello che fa discutere è quindi l'applicazione di questa disposizione legislativa. Il ministero italiano della salute infatti assicura che il consumo di un grammo di carbone di origine naturale prima di mangiare e di 1 grammo a pasto avvenuto, faccia benissimo alla salute e quindi possa aiutare a placare quei sintomi della colite come il meteorismo e l'espulsione di gas intestinali.

Affinchè un pane sia genuino, dovrà contenere quindi delle quantità specifiche di carbone vegetale, oppure “ufficialmente” non si potrà parlare di proprietà benefiche di alcun tipo. Tutto questo è sancito dalla normativa UE n°432/2012, ma i controlli che le proporzioni siano rispettate sono sempre pochissimi, rispetto alla ampissima diffusione di un cibo come il pane.

La linea di demarcazione che rende un pane ai carboni un medicinale naturale anti flatulenza rispetto ad un pane nero semplicemente colorato, è molto sottile. Ci auguriamo che i controlli del corpo forestale aumentino e con essi anche la conoscenza del prodotto, il modo tale che i vantaggi sulla salute legati al suo consumo, non diventino solo delle mode alimentari e delle scuse per pagare di più un cibo così comune.

Sempre la comunità europea ha infine sancito che le pubblicità dovrebbero utilizzare la terminologia di “pane”, soltanto quando questo nell'impasto contiene le giuste quantità di carbone vegetale e l'accezione di “prodotto di panetteria fine”, quando di fatto si tratta solo di “pane nero colorato” e non necessariamente positivo per la salute alimentare dei consumatori.

Carbone SI o carbone NO?

Il carbone vegetale o “carbone attivo”, spesso è utilizzato negli ospedali per il trattamento di avvelenamento da farmaci, metalli e altre sostanza tossiche. Questo perchè il carbone ha un forte potere assorbente per legare le sostanze indesiderate presenti nel nostro organismo e facilitarne l’espulsione.

Il carbone vegetale infatti è molto conosciuto ormai da tempo anche a livello popolare per le sue proprietà assorbenti: riesce ad assorbire una vasta gamma di composti organici o sospesi nei gas.
In ambito naturale il carbone vegetale, presente in quasi tutte le farmacie ed erboristerie, è rinomato ed utilizzato principalmente per ridurre gas intestinali e meteorismo (gonfiore addominale).

Ma nonostante possa apportare alcuni benefici in caso di pancia gonfia e presenza di gas intestinali , se utilizzato per troppo tempo - più di due settimane - il carbone vegetale può presentare il conto attraverso una serie di effetti collaterali, tra i quali:
- secchezza delle mucose
- perdita di sali minerali e scompensi elettrolitici
- stipsi
- vomito e diarrea.

Il gonfiore di pancia è uno dei sintomi più frequenti in  caso di colite e sindrome da colon irritabile, e l'utilizzo affrettato del carbone vegetale può spingere queste persone in una scelta avventata e molte volte pericolosa.
Per curare in poco tempo la colite senza l'utilizzo di farmaci, bisogna sempre affidarsi nelle mani di un naturopata esperto, il quale solo a seguito di un'anamnesi accurata, potrà consigliare l'alimentazione e gli integratori più adatti ed efficaci.


disintossicare-l-intestino

Pesce a Natale e intossicazione a Capodanno

disintossicare-l-intestinoNatale: periodo di feste e di gradi abbuffate. Dopo le gioie dei regali e i sapori di una cucina casereccia, gli eccessi dei veglioni di capodanno si materializzano spesso in problemi intestinali e intossicazioni alimentari. E' molto facile che i commercianti, approfittando della smania consumistica della popolazione italiana durante il periodo di Natale, pur di vendere e fare ancora più margine, offrano agli acquirenti dei prodotti alimentari di mare di bassa qualità.

Quando lo scarso livello igienico dei prodotti, soprattutto se si parla di pesce, simbolo dei cenoni natalizi, l'intossicazione da alimenti “guastati”, conservati in scarse condizioni, è dietro l'angolo. Alcuni consigli per acquistare merce di qualità, senza alcun rischio per la salute, esistono. Allora meglio fare attenzione, prima di incorrere in errori che potrebbero costringerci a “sedute forzate” su water a capodanno e mantenere un intestino sano ed efficiente.

Come riconoscere il pesce fresco

Guardare negli occhi. Il pesce deve avere l'occhio vispo. Mai fidasi di un pinnuto quando viene proposto nel bancone con sangue negli occhi. Notare elementi sanguigni negli occhi di spigole o orate è sintomo di un processo di decomposizione avviato, che a sua volta rappresenta una delle cause principali di diarree da intossicazione o di vomiti post vigilia di natale.

Amico di fiducia. Avere negozianti di fiducia è utile durante l'anno per spuntare prezzi migliori, ma si rivela essenziale quando si acquista del pesce sotto Natale, quando la percentuale di truffe alimentari aumenta esponenzialmente. Meglio recarsi dal pescivendolo che conoscete da una vita, in grado di suggerirvi egli stesso quale varietà ittica comprare, senza la paura di ritrovarsi con pesce marcio in frigo e un disturbo nello stomaco.

Attenzione al rigor mortis. Non abbiate paura e guardare il pesce con attenzione. Un pesce piegato è generalmente congelato e non un pesce appena morto e quindi soggetto al classico irrigidimento delle carni a seguito della morte. Il fatto però che sia stato conservato in congelatore non significa necessariamente che si tratti di un pesce peggiore. Un prodotto del mare ben tenuto nelle celle frigorifere significa poter godere di un alimento forse meno ricco di omega 3 e altre caratteristiche nutrizionali presenti in un pesce appena pescato, ma forse ci può dare la garanzia di un cibo che non ci farà penare le ire dell'inferno sul gabinetto sino ai primi dell'anno.

Occhio alla bocca. Quando si parla di branzini, meglio noti al meridione con il nome di “spigole”, è l'apparato boccale l'elemento a cui dovremmo fare più attenzione. Un animale in cattività avrà caratteristiche morfologiche ben distinte da quello di allevamento. Non fatevi ingannare pertanto dal prezzo, ma studiate bene la fisionomia dei pesci se desiderate essere certi di avere pesce fresco sulle vostre tavole per capodanno.

La bocca di un branzino selvatico sarà grande, capace di ingoiare grossi pesci presso sbocchi di fiumi o in prossimità del fondo di ambienti portuali. La bocca piccola nelle spigole è un segno evidente di un animale allevato con polveri tritate e mangimi artificiali, che non ha avuto necessità di sviluppare l'intero apparato boccale armonicamente.

Allarme rosso. Quando si parla poi di tonno rosso la prima reazione è quella di leccarsi i baffi eppure, prima di farlo, dovremmo essere certi di quello che stiamo mangiando. Lo sanno bene coloro che hanno potuto vedere la puntata di Report intitolata “pesca selvaggia”, in cui si descrive bene il meccanismo con cui molti pescatori, costretti da una legislazione italiana che “fa acqua salata..da tutte le parti”, mandino sul mercato degli esemplari di tonni rossi, senza che vengano fatti abbattimenti o siano seguiti cicli del freddo di alcun tipo. Questi fattori, soprattutto quando si parla di un predatore di questa mole, che basa la sua dieta alimentare su pesce azzurro e considerati tutti i rischi di anisakis che ne conseguono, fanno dell'acquisto dei tranci di pesce rosso acceso una delle fonti più importanti per intossicare l'apparato intestinale.

Come disintossicarci a Natale

Se nonostante questi consigli per riconoscere un pesce di qualità, provate intensi dolori all'altezza della bocca dello stomaco e cercate soluzioni su come disintossicare l'intestino e rimettervi subito in forma, cercate di seguire questi suggerimenti, prima di sedervi spensierati con i parenti per il veglione dell'ultimo dell'anno.

Speriamo sinceramente che queste indicazioni possano aiutare moltissimi lettori a passare un nuovo anno di salute, senza disturbi gastrici ricorrenti e totalmente dipendenti da farmaci spesso pessanti per il nostro organismo.

Tutto quello di cui avete bisogno per purificare l'intestino dopo le super mangiate delle festività natalizie e la settimana che va dal 31 al 7 Gennaio sono contenute nello “speciale cenone”, inserto che fa parte del programma intensivo specializzato, promosso dal dottor Luca Lombardi.

Non basta stilare una lista dei cibi cattivi per la nostra salute intestinale o indicare delle sane abitudini da seguire, quando la “diarrea da frutti di mare” vi ha colto all'improvviso, mentre giocavate a tombola con i parenti. Imbottire un corpo umano di medicinali antispastici non è necessario quando si può usare la conoscenza di chi ha lavorato nella cura della colite e pulizia del colon per anni.

E' solo la natura e le soluzioni curative naturali a poter garantire la felicità nel lungo periodo. Meglio quindi agire in tempo e arrestare i principi di dissenteria con i giusti mezzi indicati nel P.I.P. ed evitare di dover affrontare questa problematica del colon per tutto l'anno che sta per venire.

Riconoscere i cibi sani e continuare a mangiare pesce con la consapevolezza di riconoscere quando è stato appena pescato e quindi più sicuro per la nostra salute fisica deve andare di pari passo con la consapevolezza di trovare il rimedio naturale più sicuro quando si è soggetti ad un'intossicazione da pesce fetido durante le feste natalizie.