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Ansia e depressione: come uscirne con la testa e l'intestino

Tantissime persone soffrono se non proprio di depressione, ma di un umore molto cagionevole. Tutti abbiamo amici che un giorno sembrano super contenti ed altri rasentano la tristezza cronica. Dietro questa ambivalenza caratteriale, in realtà, potrebbe nascondersi qualcosa di molto più vicino ad un problema intestinale che ad una peculiarità del nostro cervello.

Siamo sottoposti a così tante situazioni diverse tra loro e abituati a reagire con discontinuità quasi schizoide ai reel che guardiamo sul nostro ultimo i-phone, che non dobbiamo per nulla stupirci se dei biologi parlano di un collegamento diretto e indiretto tra intestino e stato d’animo .

Vivere tensioni nervose fuori dal comune ci porta inconsapevolmente a somatizzare in maniera rapida e spesso dolorosa il tutto anche a livello gastroenterico, con ripercussioni dirette su stomaco e intestino.

Allo stesso tempo possiamo affermare, senza timore di sbagliare, che possa essere vero anche il contrario, ovvero che andando a migliorare il nostro intestino possiamo ripristinare quelle condizioni che hanno a che fare con la nostra salute mentale e il nostro benessere emotivo.

Il primo ad aver studiato e dimostrato il collegamento tra cervello centrale e il cervello enterico è stato il neurobiologo Gerson nel 1998. Lui è riuscito a spiegare come il nostro intestino sia responsabile della produzione di alcuni metaboliti e neurotrasmettitori essenziali per il nostro umore e la nostra mente, come la serotonina, la dopamina e il GABA.

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Se prendiamo come riferimento la serotonina, il nostro intestino ne produce ben oltre il 90%.

Due sono i fattori che possono favorire un ambiente intestinale ideale per la produzione di questi neurotrasmettitori.
Il primo implica il mantenimento di un intestino pulito e sfiammato, il secondo riguarda invece il microbiota. Si allude a quel gruppo di microrganismi, batteri in particolare, ma anche virus e funghi, presenti in varie zone del nostro corpo, ma soprattutto nell'intestino crasso.

Cosa fare per mantenere un microbiota intestinale in salute e creare le premesse di un intestino in salute ed una mente serena ?

Si possono utilizzare gli psicobiotici. Si tratta di una specie di evoluzione dei famosi probiotici o fermenti lattici, come venivano chiamati sino a qualche anno fa.

Per avere i risultati migliori, meglio utilizzare quelli che contengono il lattobacillus reuteri, ramnosus e acidophilus.

Per mantenere invece l’intestino pulito esiste più di una serie di soluzioni interessanti, come viene spiegato in questo video..

Da soli o con altri ?

La depressione può essere una sfida difficile da affrontare, ma ci sono modi per superarla sia da soli che con l'aiuto degli altri. Ci sono dei sistemi più rapidi per affrontare questo male, che necessitano dell’aiuto di professionisti, ma anche grazie alla forza di volontà è possibile raggiungere risultati eccellenti.

Se non abbiamo amici o siamo in una condizione tale da non voler far conoscere all’esterno i nostri problemi personali un metodo semplice per combattere la depressione ha a che fare con lo sport. Fare attività fisica può avere un impatto positivo sul tuo umore. Anche se non hai mai fatto esercizi nella tua vita, aggiungere delle camminate a passo svelto, anche solo di 40 minuti. I vantaggi sono indubbi, considerato che il movimento permetterà di rilasciare endorfine, che a loro volta possono migliorare il benessere mentale e ridurre lo stress.

Altro aspetto da curare nel momento in cui decidiamo una contromossa contro tristezza e stati depressivi è l’alimentazione. A volte mangiare meno e mangiare meglio può essere estremamente gratificante e portare delle ripercussioni positive sull’equilibrio mentale. I benefici possono essere ancora maggiori qualora si decidesse di affiancare delle sedute di yoga. I movimenti lenti, ma costanti, insieme alla respirazione profonda, possono aiutare a ritrovare i sorrisi perduti.

Se invece non siamo spaventati dall’idea che qualcuno possa prendere a cuore la nostra situazione e siamo alla ricerca di un esperto che possa guarire la nostra depressione, amici, familiari o persone di fiducia non tarderanno ad allungare una mano verso di noi. E’ possibile anche che, parlando apertamente di depressione, sia facile scoprire che anche persone a noi vicine, abbiano vissuto situazioni angoscianti, accompagnate in alcuni casi da “crisi di panico”. Sarà molto confortante per chi è afflitto da ansia e depressione sapere che dei parenti sempre allegri hanno nascosto tanta amarezza dietro quei sorrisi, ma che siano successivamente riusciti ad uscire da questo tunnel oscuro.

In alcuni casi di depressione acuta, soprattutto qualora perdurasse negli anni, diventando quasi cronica, sarebbe importante contattare uno psicologo esperto su questa tematica. Fornire un supporto specifico e consigliare terapie o trattamenti adeguati alla situazione è un compito delicato che spetta solo a chi conosce la materia, anche perché talvolta queste cure implicano l’assunzione di farmaci antidepressivi.

In ogni caso, un consiglio spassionato sarebbe quello di stabilire obiettivi realistici e non arrendersi se non raggiungiamo nell’immediato dei risultati esorbitanti. Meglio impostare dei piccoli obiettivi giornalieri o settimanali che ti aiutino a mantenerti concentrato e motivato, piuttosto che vivere la frustrazione di non vedere i progressi immaginati. Avanzare gradualmente verso questi obiettivi più vicini può darti un senso di realizzazione e aumentare la tua fiducia, avvicinandoti a tagliare il traguardo di sconfiggere la depressione una volta per tutte.

Chi colpisce ?

La depressione può colpire persone di tutte le età, sesso e background. Tuttavia, ci sono alcuni gruppi di persone che possono essere più suscettibili alla depressione, come ad esempio gli individui con una storia familiare di depressione. La depressione infatti può avere una componente genetica, quindi coloro che hanno familiari di primo grado (come genitori o fratelli) affetti da depressione possono essere più a rischio di svilupparla.
Altre persone molto esposte sono quelle con disturbi d'ansia: I disturbi d'ansia, come il disturbo d'ansia generalizzato, il disturbo di panico o il disturbo da stress post-traumatico, sono spesso correlati alla depressione. Le persone che hanno già una diagnosi di disturbo d'ansia possono essere più suscettibili alla depressione. I disturbi d'ansia, come il disturbo d'ansia generalizzato, il disturbo di panico o il disturbo da stress post-traumatico, sono spesso correlati a stati depressivi di vari stadi.

Da considerare inoltre come sono le donne a soffrire, in determinati periodi della vita, di depressione. Si pensi alla cosiddetta depressione prenatale, che colpisce le donne in gravidanza o subito dopo aver partorito. Altro momento delicato è quello della menopausa e quindi ancora una volta legato alla differente produzione di ormoni.

Fa molta tristezza quando poi sono i giovani a cadere in depressione. Spesso si tratta di ragazzi che hanno vissuto eventi traumatici come abusi, violenza, perdite significative o eventi traumatici. Altre volte invece è legato alla natura intrinseca del periodo adolescenziale, ovvero degli anni di grandi cambiamenti a cui non tutti sono pronti e reggono le aspettative sociali.

Quanto dura la depressione ?

La durata della depressione può variare notevolmente da persona a persona. Alcune persone possono sperimentare episodi depressivi brevi e isolati, mentre altre possono affrontare depressione cronica o ricorrente.

Se si è depressi per più o meno tempo può dipendere dall'entità e dal tipo di depressione da cui si è afflitti. Ci sono diversi tipi di depressione, come la depressione maggiore, il disturbo depressivo persistente (distimia), la depressione post-partum o il disturbo bipolare. La durata e l'intensità dei sintomi sono variabili, da persona a persona.

Anche la velocità con cui si cerca di curarsi può essere determinante. Riconoscere il sintomo è già un passo in avanti verso la risoluzione. Molte persone non ammettono di essere depresse e di conseguenza non cercano l'aiuto di terzi. Solitamente le persone che cercano aiuto professionale, come psicoterapia possono trovare sollievo più rapidamente rispetto a coloro che non ricevono un trattamento adeguato, semplicemente perchè in loro c'è maggiore consapevolezza e quindi forza di volontà.

In alcuni casi, la semplice pacca sulla spalla o il sorriso di una persona inaspettata che si interessa della nostra tristezza, chiedendoci con reale premura “come stai?” vale più di tanti trattamenti farmacologici.

I farmaci antidepressivi

Ci sono diversi tipi di farmaci utilizzati per il trattamento della depressione, noti come antidepressivi. I farmaci antidepressivi agiscono sul sistema chimico del cervello per migliorare l'umore e ridurre i sintomi della depressione. È importante sottolineare che la scelta del farmaco antidepressivo dipende dalle caratteristiche individuali del paziente e dalla gravità dei sintomi e che solo un medico o uno psichiatra può valutare adeguatamente la situazione e prescrivere il medicinale appropriato.
Tra i prodotti farmacologici più usati vi sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Questi prodotti includono fluoxetina, sertralina, escitalopram, paroxetina e citalopram. La proprietà principale è quella di aumentare la disponibilità di serotonina, ovvero il neurotrasmettitore responsabile del nostro umore.

C'è da chiedersi però quale costo implica sottoporsi a questo trattamento per superare la depressione, quando il rischio e la contropartita può essere quello di creare una dipendenza o di danneggiare le difese gastrointestinali?

Ecco perchè come naturopata e counselor sono assolutamente convinto dell'importanza di un approccio naturale alla cura di episodi depressivi.

Il collegamento tra intestino e cervello, come spiego in questo video, lascia intendere come le migliori armi per superare disturbi e malesseri sono presenti già nel nostro corpo o in altra misura in natura. Dobbiamo soltanto imparare a conoscere meglio noi stessi e meglio i rimedi fitofarmaci offerti dalla nostra meravigliosa Terra.

Come si capisce che si è guariti ?

La guarigione dalla depressione può essere un processo graduale e individuale, e può variare da persona a persona. Tuttavia, ci sono alcuni segnali che potrebbero indicare che si è sulla strada della guarigione:

  • Miglioramento dei sintomi: uno dei segni più evidenti di guarigione è il miglioramento dei sintomi della depressione. Potresti notare che i sentimenti di tristezza, disperazione e disinteresse per le attività che una volta ti piacevano iniziano a diminuire. Potresti avere più energia, un miglior appetito e una maggiore capacità di concentrazione.
  • Ritorno dell'interesse e della gioia: man mano che ti riprendi dalla depressione, potresti notare che l'interesse per le attività e gli hobby che una volta ti piacevano inizia a tornare. Potresti provare piacere e gioia nel partecipare alle attività quotidiane e nel trascorrere del tempo con gli altri.
  • Miglioramento del sonno e dell'appetito: la depressione può influenzare il sonno e l'appetito. Quando inizi a guarire, potresti notare che il tuo sonno diventa più regolare e riposante e che l'appetito ritorna alla normalità.
  • Aumento dell'energia: la depressione può causare affaticamento e una sensazione di mancanza di energia costante. Man mano che ti riprendi, potresti notare un aumento dell'energia e una maggiore motivazione per svolgere le attività quotidiane.
  • Maggiore fiducia e autostima: la depressione può minare la fiducia in se stessi e l'autostima. Durante il processo di guarigione, potresti notare un aumento della fiducia in te stesso e un miglioramento dell'autostima.
  • Capacità di affrontare lo stress: un segno di guarigione dalla depressione è la capacità di affrontare meglio lo stress. Potresti notare una maggiore resilienza e una migliore gestione delle situazioni difficili.

 


IBS : malattia incurabile o disturbo contenibile con la giusta alimentazione ?

Chiariamo subito un concetto: l'IBS (Sindrome dell'Intestino Irritabile) non può essere considerata una malattia mortale, anche se non per questo, non deve destare preoccupazione. L'IBS infatti è un disturbo cronico dell'apparato digerente, molto debilitante, che colpisce l'intestino crasso.

Nonostante l'IBS possa causare disagio significativo e influire sulla qualità della vita, non deve essere considerata una condizione pericolosa per la vita stessa.

Tuttavia, i sintomi possono essere debilitanti e richiedere un trattamento adeguato per alleviare il disagio.

Non esiste una sola causa specifica per l'IBS, ma si ritiene che vari fattori come una dieta scorretta, eventuali intolleranze alimentari, alterazioni della motilità intestinale, uno stato di disbiosi e i disordini dell'interazione tra il cervello e l'intestino possano contribuire alla sua comparsa.

La scelta della cura migliore per l'IBS dipende dalle caratteristiche specifiche del singolo individuo, dalla gravità dei sintomi e da un approccio "integrato" come quello che porto avanti da 15 anni a questa parte. Poiché l'IBS è un disturbo complesso e multifattoriale, non esiste una cura universale che funzioni per tutti.

Il trattamento dell'IBS si basa principalmente sulla gestione dei sintomi e può includere diverse strategie:

1. Modifiche nella dieta: alcune persone possono beneficiare di modifiche specifiche nella loro dieta, come l'eliminazione di cibi che scatenano i sintomi o l'adozione di una dieta a basso contenuto di FODMAP (un tipo di carboidrato fermentabile).

2. Gestione dello stress: lo stress e l'ansia possono influire sui sintomi dell'IBS. Metodi come il counseling, la meditazione, il rilassamento muscolare e l'esercizio fisico possono aiutare a gestire lo stress e ridurre i sintomi.

3. Farmaci: a seconda dei sintomi predominanti (ad esempio, diarrea, stitichezza o dolore), il medico può prescrivere farmaci specifici. Alcuni esempi includono antispastici per ridurre il dolore e la crampi, agenti antidiarroici o lassativi per regolare la funzione intestinale e antidepressivi a basso dosaggio per ridurre il dolore e migliorare il sonno.

4. Terapie complementari: nella maggior parte dei casi la guarigione permanente dall'IBS arriva attraverso terapie complementari come la naturopatia, il counseling, l'uso di integratori come probiotici e nurraceutici specifici.

Perchè si parla di intestino debole con la malattia dell'lBS ?

L'espressione "intestino debole" è un termine colloquiale e non un termine medico ben definito. Tuttavia, può essere associato a diverse condizioni che coinvolgono il sistema digestivo. Alcuni fattori concomitanti che possono contribuire a un intestino "debole" includono:

  • Disbiosi intestinale: l'intestino ospita una vasta gamma di batteri benefici che svolgono un ruolo importante nella salute digestiva. Uno squilibrio nella composizione batterica, noto come disbiosi intestinale, può verificarsi a causa di una dieta poco equilibrata, l'uso eccessivo di antibiotici, lo stress e un certo grado di infiammazione. La disbiosi intestinale può compromettere la funzione digestiva e portare a sintomi come gonfiore, gas, diarrea o stitichezza.
  • Sensibilità alimentare: alcune persone possono essere sensibili o intolleranti a determinati alimenti. Le intolleranze alimentari, come l'intolleranza al lattosio o all'istamina, possono causare sintomi gastrointestinali come gonfiore, diarrea o crampi addominali.
  • Infiammazione intestinale: malattie come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn sono caratterizzate da infiammazione cronica dell'intestino. Queste condizioni possono causare sintomi gastrointestinali persistenti, inclusi dolore addominale, diarrea, sanguinamento e perdita di peso.
  • Disturbi funzionali dell'intestino: alcuni disturbi funzionali dell'intestino, come la stipsi cronica o il colon irritabile, possono rendere l'intestino meno efficiente nel suo funzionamento normale.

Disturbi collegati con IBS

Ci sono diversi disturbi e condizioni correlate all'intestino irritabile (IBS) che possono manifestarsi insieme o presentare sintomi simili. Alcuni dei disturbi collegati all'IBS includono:

  1. Sindrome dell'intestino irritabile post-infettiva (PI-IBS): alcune persone sviluppano IBS dopo un'infezione intestinale, come un'infezione batterica o virale. Questo è noto come PI-IBS ed è caratterizzato da sintomi simili a quelli dell'IBS, ma si manifesta dopo un episodio infettivo.
  2. Dispepsia funzionale: la dispepsia funzionale, nota anche come disturbo funzionale dell'epigastrico, è una condizione che causa sintomi di disturbo digestivo superiore, come dolore o disagio nella parte superiore dell'addome, sensazione di pienezza precoce e nausea. Alcune persone con IBS possono anche presentare dispepsia funzionale.
  3. Sindrome dell'intestino irritabile post-chirurgica: alcune persone possono sviluppare sintomi dell'IBS dopo interventi chirurgici addominali, come un intervento di colecistectomia (rimozione della cistifellea). Questa condizione è conosciuta come sindrome dell'intestino irritabile post-chirurgica.
  4. Intolleranze alimentari: alcune persone con IBS possono manifestare intolleranze alimentari, come l'intolleranza al lattosio o all'istamina. Queste intolleranze possono causare sintomi gastrointestinali simili a quelli dell'IBS.
  5. Sovrapposizione con malattie infiammatorie intestinali (IBD).

Cosa è la calprotectina ?

La calprotectina è una proteina prodotta principalmente dai neutrofili, un tipo di globuli bianchi presenti nel sistema immunitario. La calprotectina è spesso utilizzata come marcatore di infiammazione nel tratto gastrointestinale, in particolare nell'intestino.

Quando si verifica un'infiammazione nel tratto gastrointestinale, come nelle malattie infiammatorie intestinali (IBD) come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, si osserva un aumento dei livelli di calprotectina nelle feci. Pertanto, la misurazione dei livelli di calprotectina fecale può essere utilizzata come un test non invasivo per valutare l'infiammazione intestinale e per monitorare la risposta al trattamento nelle persone affette da IBD.

Se i livelli di calprotectina sono elevati, può suggerire la presenza di un'infiammazione del colon ascendente. Tuttavia, è importante sottolineare che un alto livello di calprotectina non è specifico per una determinata condizione e non può essere utilizzato da solo per fare una diagnosi definitiva. Altri test e valutazioni, come l'anamnesi medica, l'esame fisico e altri esami di laboratorio, possono essere necessari per una valutazione completa.

Un amico per il tuo intestino

La compagnia delle persone può essere benefica nel fornire sostegno emotivo, ridurre lo stress e migliorare il benessere generale. Una rete di supporto sociale solida può aiutare le persone affette da colite a far fronte alle sfide quotidiane, a condividere esperienze e a ottenere informazioni utili sulla gestione della condizione. La condivisione di preoccupazioni, esperienze e suggerimenti con altre persone affette da colite può essere particolarmente utile.

Tuttavia, è importante notare che la colite richiede una gestione medica adeguata che può includere farmaci, cambiamenti nella dieta, gestione dello stress e altre terapie complementari. È essenziale lavorare a stretto contatto con un medico specializzato per stabilire un piano di trattamento personalizzato e monitorare attentamente la malattia.

La presenza di un forte sistema di supporto sociale può aiutare a ridurre lo stress e migliorare l'adattamento emotivo alla malattia. La condivisione delle esperienze, il sostegno emotivo e la comprensione da parte degli altri possono contribuire a ridurre l'isolamento, l'ansia e la depressione che possono essere associati alla colite.

Inoltre, la compagnia delle persone può fornire supporto pratico nel gestire la colite. Ad esempio, amici e familiari possono offrire aiuto con le attività quotidiane, come la spesa o la preparazione dei pasti, quando la persona affetta dalla colite ha bisogno di un sostegno extra.

In conclusione, la compagnia delle persone può essere un supporto prezioso per coloro che vivono con la colite, ma non può essere considerata una cura in sé. Una gestione adeguata della colite richiede una consulenza medica professionale e un approccio integrato che comprenda il sostegno sociale, la cura medica e la gestione dello stile di vita.

Come migliorare la tensione della pancia?

Ci sono diverse strategie che potrebbero aiutare a rilassare l'intestino teso. Tuttavia, è importante sottolineare che le tecniche di rilassamento possono funzionare in modo diverso per ogni individuo e potrebbe essere necessario un periodo di sperimentazione per trovare quelle più efficaci. Ecco alcune opzioni da considerare:

  • Respirazione profonda: la respirazione profonda è una tecnica di rilassamento che coinvolge l'inspirazione lenta e profonda attraverso il naso, trattenendo il respiro per un breve momento e quindi espirando lentamente attraverso la bocca. Questo tipo di respirazione può aiutare a calmare il sistema nervoso e favorire il rilassamento dell'intestino.
  • Esercizio fisico: l'attività fisica regolare può contribuire al rilassamento dell'intestino teso. L'esercizio fisico, come camminare, correre o praticare lo yoga, può favorire una migliore circolazione sanguigna nell'addome e ridurre la tensione muscolare.
  • Tecniche di rilassamento muscolare progressivo: questa tecnica prevede il rilassamento consapevole di diversi gruppi muscolari in tutto il corpo. Inizia concentrandoti sui muscoli delle gambe, contrarre e poi rilassare, passando gradualmente ad altri gruppi muscolari. Questo può aiutare a rilassare non solo i muscoli dell'intestino, ma anche tutto il corpo.
  • Pratiche di gestione dello stress: lo stress può influire sulla funzione intestinale e contribuire alla tensione nell'intestino. Pratiche come la meditazione, il mindfulness, il tai chi o lo yoga possono aiutare a ridurre lo stress e favorire il rilassamento generale, compreso l'intestino.
  • Dieta equilibrata: seguire una dieta sana ed equilibrata può essere determinante nel mantenere una buona salute intestinale. Alcune persone possono beneficiare di ridurre il consumo di alimenti che possono irritare l'intestino, come cibi piccanti, grassi, latticini o cibi ad alto contenuto di fibre insolubili. Ogni persona è diversa, quindi potrebbe essere utile tenere un diario alimentare per individuare eventuali cibi che possano scatenare sintomi.
  • Evitare situazioni stressanti: ridurre l'esposizione a situazioni stressanti o imparare tecniche di gestione dello stress può aiutare a ridurre la tensione nell'intestino.

 

Il dolore nelle varie zone dell'intestino

Il dolore associato all'intestino può manifestarsi in diverse aree dell'addome. La posizione del dolore può variare a seconda della causa sottostante e del tratto intestinale coinvolto. Ecco alcune possibili localizzazioni del dolore intestinale:

Dolore centrale o addominale: Il dolore può essere avvertito nella parte centrale dell'addome, sopra l'ombelico. Questo può essere associato a condizioni come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) o la dispepsia funzionale.

Dolore nell'addome inferiore destro: Il dolore nell'addome inferiore destro può essere associato a condizioni come l'appendicite, la diverticolite, l'infiammazione dell'intestino tenue o del colon ascendente.

Dolore nell'addome inferiore sinistro: Il dolore nell'addome inferiore sinistro può essere correlato a condizioni come la diverticolite, la colite ulcerosa, la malattia di Crohn o l'infiammazione del colon discendente.

Dolore nell'addome superiore destro: Il dolore nell'addome superiore destro può essere associato a condizioni come la colecistite (infiammazione della cistifellea), la calcolosi biliare o l'infiammazione del fegato.

Dolore nell'addome superiore sinistro: Il dolore nell'addome superiore sinistro può essere correlato a condizioni come la gastrite, l'ulcera peptica o l'infiammazione dello stomaco.

Dolore diffuso nell'addome: In alcuni casi, il dolore intestinale può essere diffuso in tutto l'addome senza una localizzazione specifica. Questo può essere osservato in condizioni come l'IBS o la sindrome dell'intestino irritabile post-infettiva.

Si capisce la natura del problema con una palpazione?

La palpazione dell'addome può fornire indicazioni al medico durante l'esame fisico, ma non è sufficiente per fare una diagnosi definitiva delle cause del dolore intestinale. La palpazione dell'addome consente al medico di valutare la presenza di sensibilità, rigidità, masse o altre anomalie nella regione addominale.

Durante l'esame fisico, il medico può eseguire una palpazione leggera o profonda dell'addome per valutare la presenza di dolore o sensibilità in determinate aree. Tuttavia, molti disturbi gastrointestinali hanno sintomi e caratteristiche simili, e quindi la palpazione da sola potrebbe non essere sufficiente per identificare la causa precisa del dolore intestinale.

Per ottenere una diagnosi accurata delle cause del dolore intestinale, possono essere necessari ulteriori test e valutazioni, come esami del sangue, esami delle feci, ecografie addominali, endoscopie o altre procedure diagnostiche. Questi strumenti diagnostici possono fornire informazioni più dettagliate sulla condizione dell'intestino e sulla presenza di eventuali anomalie.

Quanto durano i dolori?

La durata di una crisi intestinale può variare da persona a persona e dipende dalla causa sottostante. In generale, una crisi intestinale può durare da poche ore a diversi giorni.

Ad esempio, nelle persone con sindrome dell'intestino irritabile (IBS), una crisi può essere caratterizzata da episodi di dolore addominale, gonfiore, diarrea o stipsi. Questi episodi possono durare da alcune ore a diversi giorni, ma solitamente si risolvono da soli senza necessità di interventi medici specifici.

D'altra parte, nelle persone affette da malattie infiammatorie intestinali (IBD) come la colite ulcerosa o la malattia di Crohn, le crisi possono essere più prolungate e ricorrenti. In queste condizioni, l'infiammazione cronica dell'intestino può causare sintomi come dolore addominale, diarrea con sangue, perdita di peso e affaticamento. Le crisi possono durare settimane o mesi e richiedere un trattamento medico adeguato.

Tuttavia, è importante sottolineare che la durata e la gravità delle crisi intestinali possono essere influenzate da diversi fattori, tra cui la gravità della condizione sottostante, la risposta al trattamento, lo stile di vita e la gestione dello stress. È consigliabile consultare un medico o un gastroenterologo per una valutazione accurata e un piano di trattamento adeguato in caso di crisi intestinali prolungate o sintomi gravi.


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Come depurare il fegato in modo naturale con erbe e piante di primavera

Se esiste una stagione ideale per ripulire il fegato e restituire una boccata di salute all'intero organismo questa è la primavera. Marzo, Aprile e Maggio sono quindi i mesi migliori per disintossicarci dalle tossine accumulate nel corso dell'anno, a causa della nostra alimentazione sbagliata o anche solo perchè respiriamo aria inquinata.

La dieta mediterranea propone una serie di cibi in grado di aiutare un fegato grasso a sgonfiarsi o comunque a prevenire criticità che potrebbero manifestarsi in futuro, a causa del reiterare di abitudini discutibili.

Come naturopata non posso che promuovere un approccio naturale alle problematiche epatiche e pertanto in questo articolo vorrei parlare di quelle cosiddette "sane abitudini alimentari" per avere un fegato in salute e al contrario, quali alimenti scansare per non continuare ad infiammare una ghiandola così importante per la nostra stessa esistenza.

Si ricorda però che ogni tipo di dieta va seguita con estrema attenzione, facendosi affiancare magari da uno specialista. Infatti, anche perdere peso velocemente non è sempre una cosa positiva e potrebbe nascondere carenze nutrizionali ben peggiori.

Le funzioni del fegato

A rendere estremamente utile e fondamentale la ghiandola epatica sono le sue caratteristiche.
In primis il fegato viene considerata una risorsa preziosa per immagazzinare delle sostanze estremamente importanti per la vita, come ad esempio il glicogeno e la vitamina B12. Questo prezioso polisaccaride è un grande contenitore di zuccheri.

Tra le funzioni principali del fegato citiamo la produzione di :

  • aminoacidi
  • ormoni
  • colesterolo
  • trigliceridi

Le enciclopedie mediche considerano il fegato un componente essenziale per filtrare e detossificare l'organismo. Si pensi infatti che esistono delle fonti esterne che condizionano negativamente la salute del nostro fegato e di fronte alle quale un po' tutti dobbiamo fare i conti.

Le principali sono:

  • l'assunzione ripetuta di farmaci
  • l'assimilazione di tossine a seguito dei pasti confezionati e sempre più “sintetici” e poco naturali
  • l'inalazione di sostanze inquinanti a causa degli scarichi industriali e dei prodotti di combustione.

Altra prodigiosa funzione del fegato è legata alla produzione della bile, succo alcalino che utilizziamo per ottimizzare la digestione dei cibi, per l'emulsione i grassi e per drenare la mole di tossine setacciate dal fegato.

Avere un fegato disintossicato significa migliorare a 360° la propria salute.
In particolar modo i benefici maggiori legati alla pulizia della ghiandola epatica riguardano:

  • calcoli biliari
  • difficoltà nella metabolizzazione dei cibi e nella loro digestione
  • sofferenza associata a stipsi
  • livelli di colesterolo
  • quantitativo di trigliceridi
  • allergie e intolleranze
  • stato emotivo.

Questo ultimo aspetto viene spesso trascurato, eppure il collegamento tra depurazione epatica e benessere psicologico è evidente. Sia il fegato che la colecisti sono delle ottime sentinelle per valutare la nostra salute emozionale. Nello specifico, soggetti caratterizzati da sentimenti predominanti come rabbia repressa possono essere aiutati in maniera efficace se impariamo come depurare il fegato in modo naturale. Se riusciamo a imparare a gestire le emozioni forti possiamo fare un grande regalo al nostro corpo.

Altro vantaggio riscontrato nei pazienti sottoposti a lavaggio epatico riguarda il miglioramento dell'energia generale. Le persone colpite da stanchezza cronica hanno mostrato netti miglioramenti a seguito di un lavoro specifico a base di disintossicanti naturali per il fegato.

Sintomi di un fegato intossicato

Quali sono i segnali principali di un fegato che necessita di una pulizia? Le manifestazioni più evidenti riguardano alcuni aspetti ben precisi, che è possibile determinare da subito, in maniera piuttosto semplice.

I sintomi più frequenti di un fegato grasso e infiammato sono:

  • sovrappeso e difficoltà nel perdere chili quando si segue una dieta
  • squilibri a livello ormonale
  • digestione molto lenta
  • stitichezza acuta
  • stanchezza e sonnolenza
  • mal di testa alle tempie
  • leggera depressione.

Pulire in primavera per stare bene tutto l'anno

La stagione in cui sbocciano i fiori per antonomasia e la natura si risveglia dopo il lungo letargo invernale rappresenta il momento più propizio per purificare in maniera veloce il fegato e perchè no ottenere ripercussioni positive anche a livello renale.

Il modo più naturale per prendersi cura dell'apparato epatico è quello di assumere erbe e piante specifiche. Vengono infatti definite erbe e piante epatiche, in virtù delle loro proprietà disintossicanti e possono essere assunte sotto forma di tisane, infusi, macerati glicerici o estratti secchi. Tantissime modalità di assunzione quindi, tutte ugualmente valide.

Si tratta di rimedi al fegato grasso facili da reperire, perchè acquistabili nelle tradizionali erboristerie del proprio paese o comunque online, mediante una facile ricerca.

Le soluzioni naturali che suggerisco si chiamano:

  • boldo
  • tarassaco
  • cardo mariano
  • curcuma
  • bardana
  • ginepro.

Ogni percorso a base di erbe o piante finalizzato a ripulire il fegato dovrà durare almeno 60 giorni per dare i suoi effetti.

Altro suggerimento imprescindibile resta quello di aumentare il quantitativo di acqua assunto ogni giorno. L'ideale sarebbe bere almeno 2 litri al giorno di acqua alcalina, pura e quindi molto leggera.

Anche il giusto quantitativo di cibo durante i pasti può velocizzare la depurazione di un fegato intossicato. L'indicazione di massima resta quella di preferire una colazione abbondante ed una cena molto leggera e di sperimentare, almeno una volta al mese, l'astensione serale da cibi solidi, per favorire un reset dell'organismo.

In questo video, nella fase conclusiva, parlo pure di un modo molto semplice e risolutivo per alleggerire l'organo epatico. Ma non voglio anticiparti nulla e se hai apprezzato quello che dico, ti chiederei la gentilezza di mettere un like, grazie.


Il riso migliore per l'intestino: integrale o bianco?

Può succedere di sentire la pancia gonfia anche dopo aver mangiato il riso. Anche se questo sembra strano, in realtà può accadere e sono molti i pazienti che mi segnalano situazioni di questo tipo. Vorrei precisare da subito una cosa: non si può definire in assoluto se il riso è astringente o lassativo.

Non tutti i tipi di riso vanno bene

Il riso andrebbe scelto non solo in funzione del gusto, ma anche in virtù dei problemi intestinali che eventualmente ci riguardano. Sarebbe impensabile, nonché persino errato asserire con certezza che ad esempio il riso integrale è un toccasana per la salute, come invece molti pensano. Così come pure etichettare il riso bianco come un alimento sterile e poco nutriente.

La scelta principale però quando si parla di riso è sempre la stessa e gli schieramenti opposti tra loro farebbero di tutto per peronare la propria causa:

Meglio il riso bianco o il riso integrale?

In questo articolo risponderemo a questa domanda, dando delle precise indicazioni su quale tipologia di riso mangiare, a seconda del proprio stato di salute e quale invece evitare per non rischiare di peggiorare la nostra condizione, specie se si vuole smettere di andare spesso in bagno.

Considerato che una delle questioni più urgenti sollevate dai pazienti che visito nel mio studio, è legata alla  domanda “Quale riso è indicato per la diarrea?”, cercherò anche di parlare di questo e quindi indicare il miglior riso per evacuare bene e regolare.

Riso e storia

Si tratta del cereale più apprezzato sul nostro pianeta, da nord a sud, da est ad ovest. Non c’è popolazione mondiale che disprezzi nel proprio menù il riso. Anche sotto il profilo storico, questo cereale risulta essere stato da sempre gradito. A cominciare da 15.000 anni fa, soprattutto in paesi d’Oriente, come Thailandia, Korea e Cina, dove tra l’altro si reputa sia nata la coltivazione di questo eccezionale prodotto alimentare.

In Italia si inizia a mangiarlo a fine del Medioevo, a simboleggiare una rinascita ed un’apertura anche sul piano alimentare, visto quello che accadrà nel Belpaese da dì in poi in campo artistico.

Le regioni italiane caratterizzate dalla presenza di importanti risaie, allora come oggi, sono la Lombardia e il Piemonte.

Integralismo alimentare

Chiamatemi pure così, ma a confermare quella che è la mia fede in cucina ci sono innumerevoli conferme scientifiche che rivelano come tutti i cereali integrali siano migliori, sul piano organolettico, di quelli raffinati (bianchi). Nel caso quindi del riso, la ragione è ben spiegata dalla natura stessa del cereale integrale, strutturalmente differente dal suo pari simile raffinato. Nel chicco di riso integrale infatti sono presenti ben 3 parti: la crusca esterna, il germe interno, e l’endosperma.

parti-del-granoNel chicco raffinato invece vi è solo la terza parte: l’endosperma.

Considerato come la gran parte delle proteine, vitamine, sali minerali e fibre sia presente proprio nella crusca e nel germe interno, possiamo ben immaginare quale sarebbe la scelta più sensata se ci chiedessero di scegliere tra riso marrone e riso bianco, no?

E questo è ancora più vero se pensiamo che il riso integrale contiene il 90% di vitamine B, E e K più del classico riso da tavola.

Senza contare poi l’apporto di triptofano che può garantire il riso integrale e le ricadute positive che può avere una maggiore presenza di questa sostanza in relazione all’assorbimento di serotonina (fondamentale anche per il nostro cervello).

Eppure non è tutto oro quello che è integrale….

Facciamo però delle distinzioni, così da dare indicazioni più certe e veritiere.

Il riso integrale è un cereale con delle proprietà eccellenti e va benissimo se:

  • si soffre di diabete
  • si è obesi o in sovrappeso
  • si soffre di stipsi
  • si ha il colesterolo alto

Se sei alla ricerca di qualcosa di specifico, leggi questo articolo per far abbassare il colesterolo nel sangue.

Altri aspetti positivi del riso integrale sono:

  • proprietà antiossidante
  • assenza totale di glutine

Occhio però!! Potrà sembrarti un paradosso ma: non fidarti dei fitati !!

Che cosa sono i fitati?

I fitati sono sostanze presenti tanto nel riso integrale, quanto in tutti i cereali grezzi.
Una volta ingeriti vanno ad alterare la corretta assimilazione dei sali minerali come calcio, ferro, fosforo, manganese, ecc..

Per eliminare i fitati dai cereali però si può fare una cosa molto semplice. La soluzione è più pratica del previsto, visto che sarà sufficiente lasciare in ammollo il riso, così come siamo soliti fare per i legumi, lasciandoli in un contenitore con dell’acqua tiepida per almeno 4 ore prima della cottura.

E’ più sano il riso integrale o quello bianco?

In linea di principio e se non si è affetti da malattie specifiche, suggerirei di acquistare sempre riso integrale anche perché, il riso bianco ha un indice glicemico anche molto elevato e quindi da evitare se si ha qualche chilo di troppo o si è soggetti con tendenza diabetica.

Quando optare per il riso raffinato?

Il riso bianco è da considerare migliore del riso integrale e quindi da preferire, proprio se abbiamo un intestino infiammato. Se siamo afflitti da gastrite, ma anche da colite nervosa o da colon irritato, colite ulcerosa o anche solo una dissenteria piuttosto accentuata, compra esclusivamente riso bianco perché il riso integrale ti farebbe più male che bene.

Il riso bianco e raffinato è un potente antinfiammatorio naturale, visto che, non possedendo fibre, evita di irritare ulteriormente le pareti intestinali e può invece garantire fantastiche proprietà astringenti e antidiarroiche.


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Alimenti che abbassano il colesterolo

Paura di avere dei livelli di colesterolo troppo alti? La preoccupazione di accumulare nel sangue eccessive dosi di colesterolo totale e LDL è una delle maggiori preoccupazioni in Occidente, anche in virtù delle scriteriate scelte alimentari a cui spesso ci sottoponiamo, foraggiate dalla stima incondizionata verso la cultura americana.

Comprendere come ridurre il colesterolo in maniera naturale diviene così importantissimo per prevenire problematiche a livello cardiovascolare. Regolarizzare l’apporto di colesterolo “buono” nell’organismo rappresenta la base per ogni organismo che vuole sentirsi bene.

cibo-pesanteAllo stesso tempo voglio da subito precisare come, seguire una dieta per abbassare il colesterolo non implica enormi sacrifici e consente invece di mangiare in maniera saporita e sana, facendo riscoprire il gusto verso determinati cereali o verdure, spesso dimenticate dalla cultura del fast food e del delivery food.

I modi per contenere il colesterolo e mangiare bene sono tantissimi e seguendo alcuni semplici consigli potremmo aiutare la nostra salute e quella dei nostri commensali.

L’importanza dei cereali integrali

Mangiare cereali di tipo integrale è utilissimo contro il colesterolo alto ed è un modo semplice per arricchire di gusto e fantasia le nostre tavole. Sia a pranzo quanto a cena, sarebbe buona regola scegliere:

  • riso integrale
  • farro
  • orzo
  • avena
  • miglio
  • quinoa
  • amaranto.

Tra le verdure una nota di merito particolare va indirizzata ai carciofi che sono molto utili per proteggere e nutrire il fegato, grazie alla presenza di cinarina.

Altro elemento essenziale della dieta mediterranea, ma che spesso dimentichiamo, perché annebbiati dai menù del Mc, sono gli Omega 3. Come tutti dovremmo sapere a menadito, gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi con delle proprietà antinfiammatorie e ipocolesterizzanti notevoli.
Oltre che nel pesce azzurro, che consiglio sempre di preferire a pesci grassi come il salmone in virtù dell’assenza di metalli pesanti come il mercurio, gli Omega 3 si trovano comodamente anche nella frutta secca, in particolare le noci.

Anche in questo caso, le possibilità di regalare qualcosa di prezioso per il nostro corpo, che faccia felice il palato di chi si siede alla nostra tavola sono svariate.

Oltre che nello sgombro, alici, sardine, aguglie, puoi ritrovare gli Omega 3 anche nei:

  • semi di lino
  • semi di chia
  • semi di girasole
  • semi di zucca
  • alga Nori
  • alga Klamat

Non dimenticare i legumi (fagioli, ceci, lenticchie, cicerchie, fave e piselli) e la frutta fresca, mele e mirtilli su tutti.

Un elisir chiamato olio di cocco

Due-tre cucchiai di olio di cocco al giorno sono un’arma eccezionale per abbassare il colesterolo. I benefici di questo ingrediente sono legati alla presenza di acido laurico, ottimo per alzare il tuo colesterolo HDL, che è il nostro colesterolo buono. Altro aspetto particolarmente apprezzato da noi naturopati è la presenza di steroli vegetali, ovvero delle sostanze che hanno il compito di mantenere sotto controllo la quantità di colesterolo complessiva.

Semplice come bere un bicchiere d’acqua (alcalina)

Proprio così. Ridurre drasticamente i valori di colesterolo diventa più semplice se ci aiutiamo bevendo qualcosa di specifico. Bere ogni giorno acqua alcalina è facile e apporta dei benefici enormi, anche nel breve periodo. Sto parlando di un’acqua con un PH superiore al 7,5, con un valore generalmente assestato attorno all’8-9.

Non tutti sono al corrente però di come questa bevanda sia semplice da trovare, vista la facilità con cui possiamo acquistare prodotti da internet, ma anche grazie alle soluzioni naturali, che possiamo realizzare in maniera autonoma.

Per chi ha voglia di sperimentare un prodotto semplicissimo da utilizzare e già pronto all’uso, in grado di alcalinizzare l’acqua che beviamo, consiglio Alkawater. Si tratta di un integratore molto famoso che funziona in questo modo. Basterà versare qualche goccia nella nostra brocca o borraccia di acqua “normale” per riuscire facilmente a trasformarla in acqua alcalina.

Esistono in commercio anche degli impianti specifici per alcalinizzare l’acqua e farla uscire già trasformata, direttamente dal rubinetto di casa. Si tratta però di una soluzione costosa, certamente non alla portata di tutti.

Cosa invece che non si può dire di questo metodo naturale: limone e bicarbonato.
Sia il nostro lodatissimo limone che il bicarbonato hanno entrambi proprietà alcaline. Possiamo quindi combinarli nell’acqua, nelle giuste proporzioni, per raggiungere il nostro scopo e migliorare la resilienza organica al colesterolo.

Attenzione però !!!!

Non dovrete mai bere acqua alcalina durante i pasti e nemmeno durante la prima fase della digestione. Se vuoi conoscere le giuste proporzioni per questo prodotto naturale, puoi scrivermi nei commenti in basso.


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La banana è lassativa o astringente

Molti dei pazienti che ricevo in studio mi chiedono cosa fare quando hanno le feci troppo morbide o poco formate. Altri ancora mi descrivono situazioni estreme di dissenteria a cui non riescono a mettere argine. In questi casi, la prima preoccupazione è legata a quale alimento possa fare bene per contrastare questa continua corsa verso il bagno.
Ed uno degli alimenti più discussi è sempre lo stesso: la banana.

Il dubbio amletico di tutti coloro che non hanno evacuazioni regolari è: “mangiare le banane aiuta a bloccare la diarrea?

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Tutto sulle proprietà della banana

E’ arrivato il momento di fare chiarezza sull’argomento, indicando quali pasti e soprattutto quale colazione fare per favorire o no l’evacuazione mattutina.
La banana è un frutto molto apprezzato dagli italiani, che ne apprezzano gusto e sapore sin da quando sono bambini. E’ molto frequente infatti dare una banana al proprio figlio per fare merenda a scuola o come break pomeridiano, quando il nostro bimbo o ragazzo reclama qualcosa da stuzzicare, prima di studiare.
Inoltre esistono così tanti modi di prepararlo, dalla macedonia al frappè, che risulta molto pratico e rapido da proporre, variando di volta in volta le ricette.

Gli adulti però si fanno più problemi dei bambini e così, quando mangiano qualcosa, sono soliti, giustamente, chiedersi se faccia bene o no e se possa avere delle ripercussioni più o meno immediate sul proprio stato di salute.
Alcune volte, l’inadeguatezza delle fonti o la leggerezza con cui alcuni “discutibili professionisti” veicolano certe informazioni genera più storture e bugie che cultura alimentare. Cercando per il web è facile percepire questa confusione e leggere domande come:

La banana favorisce la stitichezza?

Oppure ancora:

La banana fa ingrassare?

Andiamo con ordine: la banana è un frutto che contiene tantissime fibre e questo forse è abbastanza noto. Quello però che spesso si trascura è il fatto che le fibre sono di due tipi: fibre solubili e fibre insolubili.

Le fibre solubili sono quelle fibre che a contatto con l’acqua creano una sorta di gel, che risulta eccezionale nell’azione di ammorbidire le feci e stimolare la fuoriuscita delle stesse dal retto.
Questa caratteristica non è invece presente nelle fibre insolubili.
Gli studiosi dell’alimentazione e del benessere ci dicono che la banana è ultra ricca di fibre solubili e quindi la conseguenza più facile che potremmo dedurre è che questo giallo frutto tropicale abbia delle notevoli proprietà astringenti.

Ma è davvero così?

La risposta infatti non è univoca, in quanto tutto dipenderà da quanto la banana è matura. Il livello di maturazione della banana è infatti fondamentale per capire se questo frutto possa limitare le nostre fughe verso il gabinetto o al contrario aumentarle.
Questo aspetto diventa quindi estremamente interessante, in quanto lo stesso medesimo frutto, può essere sia astringente che lassativo.
Sotto il profilo biochimico, le conseguenze della natura delle fibre, lo studio della banana diventa molto affascinante.

L’avrebbe mai detto Banana Joe?

Le banane acerbe sono molto ricche di tannini e di conseguenza le proprietà di questo frutto saranno astringenti, ovvero potrebbero favorire la stitichezza.
Accade così che, a differenza della banana verde e dura, la banana tendente al marrone e ormai morbida e matura può invece aiutare le nostre evacuazioni attraverso un’azione lassativa, poichè alcuni enzimi trasformeranno i tannini in fruttosio.
Quando mangiamo una banana, a seconda dello scopo che vogliamo raggiungere, scegliamola in base alla colorazione e quindi al grado di maturazione da essa raggiunto. In genere nei supermercati, per ragioni di trasporto, tendono a vendere banane acerbe, quindi, se siamo alla ricerca di qualcosa di naturale che faciliti l’espulsione delle feci, possiamo lasciarle maturare per qualche giorno a casa, meglio ancora se sul balcone, dove questa operazione sarà più rapida.

La colazione nutriente e lassativa

Una vera medicina naturale da assumere ogni mattina attraverso la colazione esiste ed è anche semplice da preparare. Si tratta di un pasto molto nutriente e al contempo eccellente come rimedio lassativo.

Prepara una buonissima macedonia di banana, ovviamente matura, al cui interno puoi aggiungere anche cachi, una mela biologica (occhio a non togliere la buccia) e delle porzioni di pera. A seconda dei gusti potrai arricchire questa bomba evacuativa con prugne, fichi e anche 2 kiwi. Per rendere il tutto più genuino e gustoso, aggiungi nella tua coppa uno yogurt bianco rigorosamente bio e qualche fiocco d’avena.
In questo modo ti garantirai ogni mattina il passepartout per il gabinetto, agevolando in maniera esponenziale il tuo transito intestinale e facendo diventare le difficoltà nel fare la cacca uno sbiadito ricordo del passato.
Se invece vuoi sapere quali cibi mangiare per ammorbidire le feci ti consiglio di guardare questo video.


Quali fermenti lattici prendere in caso di colite con diarrea o stipsi?

Una domanda che spesso mi rivolgono gli utenti che seguono i miei video Youtube riguarda l’uso corretto di fermenti. Mi si chiede di frequente: “Quali sono i fermenti lattici più utili e più efficaci in caso di colite?

Succede infatti che molte persone lamentino lo scarso successo di alcune terapie naturali a base di fermenti e questo mi dispiace molto. Mi crea notevole disagio sapere che gli utenti sperimentino soluzioni naturali, ma senza tener conto di alcuni concetti base, andando così in contro ad insuccessi che invece non si sarebbero presentati qualora avessero seguito delle giuste indicazioni.

Volendo dare una risposta secca alla domanda diretta : “Fanno bene o male i fermenti se soffri di colite?” la mia risposta sarebbe infatti la seguente:

No. O almeno non nella fase iniziale”.

Potete immaginare come una risposta del genere possa risultare spiazzante, soprattutto se pronunciata da un naturopata profondamente convinto del valore curativo derivante dall’uso di erbe e fiori presenti in natura.

Eppure voglio essere ben chiaro su questo punto: quando si ha il colon infiammato, prima di usare i fermenti lattici e magari lamentarsi perché si è convinti che non funzionano, bisogna per prima cosa ripulire e sfiammare l’intestino.

La giusta domanda sarebbe quindi:

"Quando prendere i fermenti lattici?"

Fino a quando si è provveduto a disintossicare il colon e porre un freno all’infiammazione delle vie intestinali, meglio non intraprendere la strada dei fermenti lattici, perché si rischierebbe di rimanere delusi. Soltanto successivamente sarà possibile lavorare sul microbiota e ragionare su quale fermento sia più giusto, in relazione ai nostri sintomi.

Sappiamo bene infatti che ogni forma di colite è diversa dall’altra, ma andiamo con ordine. Incominciamo dal capire come fare per avere un colon pulito, pronto per accogliere con beneficio l’apporto di fermenti lattici naturali.

STEP 1: fare una pulizia intestinale

Il lavoro da eseguire se vuoi ottenere un colon “pulito” da di tossine può avvenire in varie modalità.
Il primo sistema per garantire la pulizia integrale del tratto intestinale è legato all’alimentazione da seguire.

Una modalità per affrontare il problema, che consiglio vivamente, è quello di pulire l’apparato intestinale seguendo una dieta di 40 giorni, durante i quali non dovrai assumere zuccheri, lieviti (dal pane, pizza, biscotti o focaccia) e infine rinunciare completamente ai derivati del latte.

Un altro sistema per raggiungere lo scopo depurativo è dato dal “digiuno di un giorno”, magari anche solo a base di liquidi. Si potrebbe seguire anche un giorno di soli cibi crudi, prolungato sino a 2 o 3 giorni.

Altro modo per ripulire il colon è quello di utilizzare i giusti fitoterapici e i nutraceutici più idonei.

In questa fase di lavaggio io suggerisco vivamente di utilizzare il sale inglese o solfato di magnesio. Questo infatti consente un’idratazione eccellente e il conseguente ammorbidimento delle feci. Grazie alle proprietà di questo sale sarà possibile evacuare in maniera più regolare e rimuovere le scorie nocive dall’intestino più velocemente.

Altro strumento efficacissimo quando si ambisce allo svuotamento intestinale più completo è l’argilla verde ventilata. Si tratta di un rimedio casalingo, altrettanto valido, utilizzato con successo da centinaia di pazienti.

L'argilla verde vanta delle proprietà eccezionali che permettono di assorbire tutte le possibili impurità presenti tra le pareti del colon e facilitare l’eliminazione delle tossine in esubero in quest’area della pancia.

STEP 2: lavorare sull’infiammazione intestinale

Imparato come pulire l’intestino occorre concentrarsi sull’infiammazione vera e propria. Lo scopo adesso è quello di sfiammare le mucose intestinali, cercando aiuto nella naturopatia e nei tanti prodotti di origine naturale che possiamo adoperare a questo fine.

Uno tra gli antinfiammatori naturali più potenti resta il succo di aloe vera. Occhio però se si va spesso in bagno, costretti da una sensazione di costante impellenza di evacuazione o con problemi di dissenteria, meglio rinunciare a questo antinfiammatorio. Cercate uno migliore, che faccia al caso vostro e che non presenti controindicazioni, in caso di dissenteria.
Uno di questi potrebbe essere il mirtillo rosso in gemmoderivato o l’uncaria tomentosa, il crespino o la boswellia. C’è l’imbarazzo della scelta. Se volete sfiammare il colon le soluzioni sono davvero molteplici e non avrete difficoltà nel trovare il nutraceutico adatto al vostro intestino.

STEP 3: il microbiota (l’uso giusto dei fermenti)

Siamo giunti così all'oggetto dell'articolo, ovvero la scelta dei fermenti vivi più corretti. Possiamo iniziare a porci il problema, solo dopo aver fatto un ottimo lavoro prima sulla pulizia intestinale e dopo sull'infiammazione.

E’ arrivato il momento di prenderci cura della nostra flora batterica e per farlo, occorrerà selezionare i giusti probiotici.

Io consiglio vivamente di iniziare sempre con dei fermenti lattici probiotici a base di saccharomyces boulardii.

Il saccharomyces boulardii, anche se non può essere considerato propriamente un probiotico, perché è di fatto un saccaromicete, ha delle proprietà simili a questi.
Utilizzato con dedizione e rispettandone la posologia permetterà un’azione ancora migliore di pulizia nell’intestino, scongiurando l’annidarsi di eventuali funghi o batteri, a volte restii ad andarsene dall’organismo.

Probiotici in caso di diarrea

Se invece soffri di colite, accompagnata da dissenteria suggerisco di protendere verso probiotici a base lactobacillus salivarius e acidophilus. Invece, qualora la forma diarreica fosse causata da Rotavirus, la scelta verso i fermenti lattici sarà ben diversa. In questo secondo caso infatti consiglio di prendere probiotici a base di bifidobatteri longum e lactis.

Nella maggior parte dei casi di pazienti afflitti da sindrome da colon irritabile, in cui è riscontrata un'alternanza continua tra dissenteria e stipsi, i probiotici più adatti sono rappresentati da integratori in cui è presente lattobacillus plantarum, acidophilus e bifidobatteri.

Se ancora non hai le idee su quando prendere i fermenti lattici o se, giustamente, vuoi farti seguire nel percorso da un professionista del settore, sappi che posso mettermi a disposizione, eventualmente anche online, attraverso delle video consulenze.

colon irritabile cura

A tal proposito puoi scrivermi sulla email info@coditeddio.it.


SIBO e colon irritabile: riconosci i sintomi per imparare a distinguerle

C'è spesso confusione tra colon irritabile (IBS) e SIBO.  Molte persone hanno serie difficoltà a distinguerle e questo determina una scelta errata delle misure per guarire dal disturbo che hanno. In questo articolo si cercherà di fare chiarezza, una volta per tutte per spiegare come colon irritabile esmall intestinal bacterial overgrowth” abbiano una natura sostanzialmente differente.

Esistono infatti dei sintomi neurobiologici particolari che possiamo incontrare solo in caso di SIBO e questo ci aiuterà a capire come affrontarla in fase di cura per poterci sentire subito meglio.

Solo comprendendo quali sono le origini della SIBO, le cause, la sintomatologia principale e come può essere diagnosticata si possono stabilire con sicurezza le strade da percorrere per risolvere questa problematica intestinale nel lungo periodo.

La SIBO è molto diffusa

Anche se molti lettori immagino che non ne abbiano mai sentito parlare, in realtà la SIBO è molto più diffusa nella popolazione italiana di quello che si possa pensare. E' stato stimato che circa l'84% delle persone che soffrono di colon irritabile hanno contemporaneamente problemi di SIBO.

L'acronimo di questa parola spiega già ampiamente la caratteristica principale di questa problematica riguardante l'intestino: “small intestinal bacterial overgrowth”.

Quello che accade con la SIBO è proprio la crescita sproporzionata di batteri all'interno dell'intestino tenue a generare l'infezione. Quando questo accade le conseguenze per l'organismo possono essere molto spiacevoli perchè, come è noto, bel il 70% dei batteri appartenenti alla flora batterica dovrebbe risiedere invece nell'intestino crasso.

Quando i batteri iniziano a colonizzare in maniera copiosa l'intestino tenue gli equilibri dell'intero corpo umano vanno a mutare creando una serie di disfunzioni che impediscono di vivere una esistenza qualitativamente sana e spensierata.

Come accorgersi di avere la SIBO

Questo disturbo dell'intestino tenue ha delle caratteristiche uniche che rendono, ad un occhio attento, abbastanza agevole la sua individuazione. Per questa ragione è importante conoscere come si manifesta la SIBO e quali sono i sintomi principali.

Ti puoi accorgere di avere la SIBO se:

1) La sindrome del colon irritabile tende a migliorare quando assumi antibiotici.
Può accadere così che prendendo bustine di Ciprofloxacina o di Meticillina i dolori che normalmente provi nello stomaco possano attenuarsi. Ma non c'è da farsi false illusioni, perchè il problema principale che causa l'infiammazione è un altro.

2) La IBS è una malattia che mostra un progressivo peggioramento a seguito dell'assunzione di fermenti lattici e di fibre.
Aver iniziato una cura a base di lactoflorene o enterogermina non è servito a nulla, anzi la condizione di pattenza è peggiorata! Quei pochi miglioramenti iniziali sono risultati vani, tanto da spingerti verso uno stato di rassegnazione. Neanche le verdure a foglie verde sembrano portare benefici al tuo stato di salute.

3) Hai bassi livelli di ferro.
Le ultime analisi del sangue che hai fatto hanno segnalato qualche forma di anemia. I globuli rossi del tuo sangue sono troppo pochi per trasportare correttamente l'ossigeno e questo genera ripercussioni anche sulle forze che percepisci sempre più limitate. Tendi a stancarti e senti la necessità di riposarti non appena fai uno sforzo maggiore, anche solo che si tratti di una passeggiata un po' più lunga del solito.

I sintomi principali della SIBO

Conoscere la sintomatologia di questa forma di infiammazione intestinale serve a riconoscerla senza esitazioni e distinguerla distintamente dalla sindrome del colon irritabile.

Tra i segnali più evidenti, si ricorda:

1) Un gonfiore smisurato all'altezza dello stomaco.
Questo sintomo è ancora più evidente nelle persone di corporatura più magra, ma risulta chiaramente anche nei pazienti che hanno qualche chiletto in più.

2) Eruttazioni frequenti
Si tratta di un segno tipico della SIBO che deprime ancora di più le donne o gli uomini più insicuri, imbarazzati dall'idea di doversi giustificare ogni qual volta ingoino aria o deglutiscano in modo forzoso pur di evitare di fare un rutto in pubblico, soprattutto se in quel momento stanno parlando con un collega di lavoro.

3) Sensazione di nausea e vomito
Questa volta l'auto non centra nulla. La sensazione di nausea e vomito colpisce quando meno te lo aspetti, a volte anche nel letto prima di addormentarsi, costringendoti così a nottate quasi insonni o comunque molto difficili.

4) Reflusso acido
Si tratta di una conseguenza del sintomo precedente ed è collegato all'impellenza di eruttare, di cui abbiamo parlato sopra.

5) Dissenteria alternata a stipsi
Questo è anche uno dei sintomi più frequenti riportati dai pazienti che si rivolgono a me per guarire problemi di colite. Tutto ciò fa pensare che, prima ancora di partire in quarta con antibiotici e pesanti terapie farmacologiche a base di normix o debridat è indispensabile capire la causa. In molti casi se alcuni giorni vai spesso al bagno e successivamente ti sembra di essere diventato quasi stitico, inizia a pensare che il tuo problema è nell'intestino tenue ed ha a che fare con un notevolissimo aumento batterico.

6) Poco ferro e molta stanchezza
Chiamatela anemia o fiacchezza il risultato non cambia. E' un segnale extraintestinale diretto al tuo cervello, inviato dal tuo corpo affinchè capisca che qualcosa non funziona bene. E' il momento della presa di coscienza. Inizia a pensare che se affronterai la SIBO nella giusta maniera non occorrerà mangiare più spinaci o assumere costosi integratori a base di ferro per sentirti più attiva e ritornare ad avere voglia di uscire con i tuoi amici e i tuoi cari. Con le giuste indicazioni anche i dolori muscolari saranno un triste ricordo.

Come si capisce che si ha la SIBO ?

Nonostante i sintomi parlino abbastanza chiaramente, spesso una persona comune, senza la confidenza che può avere un naturopata nei confronti di certe problematiche, non riesce a capire che diamine sta succedendo al suo corpo senza eseguire degli esami.

In tutti i case è buona regola sottoporsi al breath test al glucosio o lattulosio, un controllo molto importante, che è possibile realizzare in un qualunque laboratorio di analisi. Si tratta di un test del respiro con finalità diagnostiche per sondare eventuali sovrascescite della popolazione batterica all'interno dell'intestino tenue.

Cosa fare per guarire una SIBO

Il mio consiglio è quello di farsi seguire da un professionista che segue da anni degli studi sull'intestino e in grado di poter dimostrare la validità dei suoi metodi per curare la colite.

In linea di massima le operazioni da fare devono interessare 2 ambiti: quello alimentare e quello fitoterapico.

I migliori risultati nella cura della SIBO si hanno seguendo una dieta molto simile a quella che suggerisco per guarire dalla colite.

colon irritabile cura

Sarà allo stesso tempo utile contrastare a livello naturopatico la contaminazione batterica. Per fare questo di solito adopero un olio essenziale a base di menta piperita, ricco di notevolissime proprietà antimicrobiche.

L'aspetto più interessante dell'uso di oli essenziali nell'affrontare con successo la SIBO risiede nell'assenza pressocchè totale di effetti collaterali, a differenza invece di cure “simili”, ma supportate da antibiotici sintetici.

Se vuoi conoscere maggiori dettagli su come consiglio di curare una SIBO avanzata e sull'uso ideale dei semi di pompelmo per questo scopo, puoi contattarmi, attraverso l'apposito modulo


pallone in uno stadio di calcio

La dieta di un calciatore professionista: non è tutto oro quel che è muscolo

Essere calciatori non vuol dire soltanto muoversi tra privè di discoteche e lussuosi yatch, ma anche fare qualche sacrificio in più a tavola per mantenersi in forma.

Lo sanno bene i giocatori di calcio professionisti che possono vantare addominali scolpiti, ma a patto di seguire regimi alimentari piuttosto ferrei.

Ovvio che se pensiamo a calciatori famosi come Adriano ci sembra difficile pensare che possa aver rispettato una qualunque forma di dieta, ma sportivi super amati come Ronaldo e Messi fanno degli allenamenti e delle scelte alimentari la base del loro successo.

 

La preparazione atletica incomincia dalla cucina

Non è un caso se dietro ogni super campione c'è il cappello di qualche super chef e le indicazioni di un dietologo che, pur operando in anonimato e avendo evidentemente meno followers su instagram, in realtà assumono una parte essenziale nel successo sportivo dell'atleta che hanno sotto la propria ala protettiva.

Poul Pogba e tutti i talentuosi calciatori che partecipano ai campionati mondiali di calcio in Qatar sanno bene come dribblare i cibi dannosi per il loro fisico e fare gol quando si tratta di alimentarsi in maniera corretta.

In questo articolo analizzerò quelli che sono i cibi suggeriti dai preparatori e dietisti delle principali nazionali che si sfideranno negli stadi di Khalifa, Al-Janoub, Al-Bayt, Education City Stadium, Al-Rayyan, per la gioia di centinaia di milioni di tifosi di tutto il Mondo. In realtà la dieta dei calciatori di serie A o di champions League o di lega C non si discosta poi tanto dalle linee guide sotto elencate, visto che si tratta comunque di atleti che praticano lo stesso sport e che devono raggiungere gli stessi risultati. 

riassunto dieta calcioatori professionisti

Gli aspetti positivi della dieta di un calciatore professionista ai Mondiali 2022

I PRO

1. Di sicuro l’apporto quotidiano di carboidrati di qualità, come pasta e riso integrale o di cereali gluten free (grano saraceno, quinoa, riso) non può che fare bene al corpo di un ragazzo di venti-trenta anni in procinto di compiere uno sforzo fisico di tale portata. La scelta di nutrirsi con cereali integri in chicchi, come riso o farro integrale risulterà vincente nel lungo periodo, perchè consentirà di preservare le fibre, come pure anche una parte importante di proteine e di sali minerali.

2. E’ previsto il consumo di proteine facilmente assimilabili, come ad esempio il pesce, la carne bianca o legumi biologici, tutti elementi che non dovrebbero mai mancare sulla tavola.

3. Altro punto a favore è l’esclusione dal menù dei grassi potenzialmente nocivi come quelli della carne rossa (es. manzo, bovino e miale) e dei derivati del latte (es. mozzarelle e formaggi freschi) e la conseguente inclusione di cibi genuini e ricchi di grassi di qualità come frutta secca, pesce grasso o azzurro ricco di omega3, avocado (molto apprezzato da Bastoni, che invece i Mondiali in Qatar li vedrà da casa, vista la mancata qualificazione della nazionale italiana), l’olio extra vergine d’oliva (vero curativo grazie ai polifenoli in esso presente), e i semi oleosi come ad esempio quelli di lino, zucca e canapa.

4. Alzi la mano chi non ha mai visto un attaccante di un top team di Premier League o un centrocampista nazionale che gioca nella Liga postare una foto su qualche social tipo tik tok in cui sorseggia felice un centrifugato? Una ragione certo ci sarà se la dieta dei calciatori professionisti prevede l’integrazione di centrifugati di frutta e verdura fresca. E questa è da ricercare nella mole di sali minerali in essi presenti e nell’importanza che questi hanno nella tenuta fisica di un individuo, specie se soggetto a sforzi intensivi come capita a chi si allena quotidianamente e con dedizione come (dovrebbe..) fare ogni calciatore professionista.

5. Altro aspetto interessante che mi sento di apprezzare è la scelta di prediligere i carboidrati a pranzo e le proteine a cena. Questa modalità di mangiare consente di non sovraccaricare di energia il corpo, a seguito ad esempio all’introduzione di pasta e pane, quando di lì a breve si andrà a dormire, per meglio riposarsi per la partita del giorno seguente. Meglio quindi optare per un menù serale a base proteica, decisamente più leggero e apprezzato dai nostri organi che, lavorando di meno, non potranno che mandare segnali positivi al calciatore mentre recupera una palla sulla fascia laterale o quando entra in tackle sull’avversario che si dirige in area di rigore. 

6. Allo stesso scopo ai calciatori che più ci tengono alla linea e a non sbagliare i rigori nei momenti decisivi viene suggerito di non bere caffè e di non mangiare frutta dopo i pasti. Questo perchè il caffè subito dopo il pasto va ad inibire o alterare l'assimilazione dei minerali introdotti e presenti nel pasto principale. La frutta a fine pasto invece va ad alterare i processi digestivi, oltre che favorire fermentazione e gonfiore.

7. Un punto su cui concordo moltissimo è la volontà di escludere quasi del tutto latte e derivati dalla dieta dei calciatori, così da scongiurare la conseguente acidificazione del PH.

 

Non è tutto oro quel che è muscolo..

Gli aspetti negativi di essere un calciatore professionista possono essere diversi, soprattutto se non si riesce a reggere lo stress. Vedere il caso Ilicic, che ha portato all’addio dall’Atalanta o a Ronaldo il fenomeno che a distanza di anni parla di calciatori troppo giovani e poco seguiti sotto il piano psicologico…

Ad ogni modo anche i sacrifici di una dieta possono risultare agli occhi di un ragazzino viziato con il conto in banca bello grasso.. uno scoglio difficile da superare.

E dal mio punto di vista come naturopata ed esperto di alimentazione di adulti e anziani, anche il regime alimentare di queste star dello sport, così come lo è la dieta di Kim Kardashian, presenta dei punti negativi.

I CONTRO

1. Si tratta di una dieta indirizzata ad un professionista che pratica un’attività fisica notevolissima e quindi, ogni qual volta venga seguita da un soggetto che fa vita sedentaria o che comunque non produce tutto quel “sudore”, si rischia di far mangiare molto una persona senza riuscire a consumare l’apporto calorico derivato da una dieta così “ricca e abbondante”.

dieta calciatori
Non dimentichiamoci mai che i calciatori, al di là di qualche eccezione come Balotelli (e neanche forse…) tra campo e palestra si ammazzano di attività fisica e quindi in un modo o nell’altro un sistema per bruciare eventuali grassi in eccesso lo troveranno molto più facilmente di chi lavora sulla tastiera di un pc.

2. Anche in questo caso si tratta di una dieta “soggettiva” e come consiglio in casi del genere, mi sento di evidenziare l’importanza di farsi seguire da esperti. Ogni calciatore di ogni squadra, così come ognuno di noi sportivi dilettanti o signori in pantofole senza neanche una fede calcistica ben definita, è diverso dall’altro. Esistono calciatori vegani e/o vegetariani che non potrebbero seguire in assoluto certe direttive o altri calciatori ancora che seguono, in funzione del ruolo che occupano nella squadra una dieta low carb. Tutto dipende dal contesto, quindi non commettiamo l’errore di fermaci solo a numero di calorie e chilogrammi persi.

3. Altra nota dolente è legata all’assenza di semi-digiuni, digiuni intermittenti o a pratiche come saltare la cena, o introdurre soltanto liquidi durante 24 ore. Si tratta di attività che di solito consentono di far riposare l’organismo (soprattutto il fegato).


kim kardashian dieta

Perchè non va seguita la dieta di Kim Kardashian

Kim, Kardashian e chi altro se no?
Sempre lei. Fisico da mozzare il fiato e 46 cromosomi votati al gossip. La ultra quarantenne fa ancora parlare di lei. Come se non bastassero i retroscena della sua infanzia vissuta nell'agio, sino ad arriva ai suo video hot, veri o presunti che siano, ecco che siamo qui ancora a parlare di lei, del suo peso e di quello che ha fatto per indossare un abito da soli 4,6 milioni di euro.
Non si trattava di una semplice comunione o di un'uscita in discoteca, questo è vero, ma per perdere 7 chili in 3 settimane per indossare l'abito di Marilyn al Met Gala edizione 2022 ci vuole oltre che una buona dose di volontà oltre che una dieta "particolare".

Il grande pubblico si è cosi interrogato a lungo su cosa avesse fatto la top model e imprenditrice più famosa di Instagram per dimagrire a tal punto da entrare in un abito da sera che apparteneva a Marilyn Monroe. La notizia ha suscitato così tanti rumors da incuriosire una persona solitamente lontana anni luce da pettegolezzi e curiosità che riguardano i vip, come è appunto il naturopata Gianluca Lombardi.
Ad ogni modo ha voluto vederci in maniera più approfondita sulla dieta di Kim Kardashian, perchè pur dando per scontato il tantissimo allenamento quotidiano a cui certamente si era sottoposta quella bomba sexy di neanche 160 centimetri, i risultati in termini di perdita di chili erano stati evidenti.

Gianluca Lombardi ha deciso così di analizzare i pro e i contro della dieta dimagrante di Kim Kardashian per cercare di fare chiarezza sull'argomento, vista l'enorme influenza che un'icona di questo tipo può avere nei confronti di milioni di ragazzine, nel momento in cui intraprende scelte alimentari così drastiche.

pro e contro dieta kim kardashian

La dieta della regina dei brand

Pate Davinson sa bene che se Kim si mette in testa una cosa 11 volte su 10 la raggiunge, ma la sfida di entrare nell'abito che fu della donna che stregò persino il presidente Kennedy era davvero ambiziosa. Ciò nonostante ha perso quasi 10 kg in meno di un mese e questo è un risultato ancora più grandioso se pensiamo che il peso forma della sexy presentatrice statunitense Kimberly Noel Kardashian è di appena 54 chilogrammi. Certo non si può considerare fuori forma !!!

Consideriamo quindi gli aspetti positivi della dieta Kardashian:

I PRO

1. Si tratta di un dimagrimento quasi assicurato, legato alla particolare natura del regime alimentare intrapreso, etichettabile come la “dieta atkins”. L'attività legata all'assimilazione del cibo, così come descritta da i suoi fautori, viene suddivisa in 4 fasi. L'essenza di questo modo di nutrirsi si basa sull'eliminazione costante e graduale di tutti i carboidrati, sino ad arrivare, nella fase conclusiva, a reintegrarli nel menù, pur mantenendone sempre un consumo piuttosto limitato (low carb).

2. Altro punto a favore della dieta della nuova Marilyn è quello di favorire processi di chetosi, come avviene un po' in tutte le altre diete povere di carboidrati. Gli effetti di questa specifica modalità di assumere cibo porta l'organismo in un certo qual senso a “mangiare sé stesso”. Di fatto il corpo di un soggetto che segue la dieta arkins mangia e subito dopo brucia tutto quello che non serve, incluso quindi le formazioni cistiche o comunque tutti i grassi in eccesso.

3. Ultimo punto positivo, ma non certo per importanza, è il ruolo centrale dato da questa dieta all'attività fisica. Che la mamma più sexy d'America tenesse al suo fisico non era certo una novità, considerato anche le modalità con cui è diventata madre...
I fan sanno bene, grazie alle migliaia di stories su Instagram, come la bellissima Kim abbia pagato una madre surrogata, pur di avere un bambino ed evitare di rischiare di alterare il proprio fisico a seguito di una gravidanza “classica”.

dieta kardashian
Ad ogni modo mantenersi in forma fa più che bene, come si consiglia anche a chi soffre di intestino debole e il fatto che la Kardashian, durante questo regime dietetico abbia fatto sport 5 giorni a settimana non può che aver portato giovamento a tutto il fisico.

Consideriamo invece i lati negativi di quello che ha mangiato (o non mangiato)

I CONTRO

1. La nota dolente di mangiare pietanze come suggerisce Atkins è che se la dieta viene mal eseguita o semplicemente non si è seguiti da un dietologo o un naturopata esperto, si potrebbe trasformare in qualcosa di qualcosa di molto pericoloso.
L'eccessivo consumo di proteine, reso quasi esasperato da questo preciso stile nutrizionale, soprattutto se di origine animale, può andare a sovraccaricare fegato e reni.

Inoltre la medicina moderna insegna che consumare troppe proteine animali può favorire processi di acidosi metabolica. Tradotto in altri termini si tratterebbe di un PH eccessivamente acido, capace di indebolire l'organismo ed esporlo ad infiammazione sistemica ed una maggiore esposizione a patogeni di ogni tipo (batteri, virus, funghi e parassiti)

2. Altro punto critico è l'acquisto di barrette specifiche. Se seguire una dieta miracolosa vuol dire essere costretti ad acquistare delle barrette in farmacia, questo aspetto dovrebbe quanto meno far storcere il naso a chi si considera un figlio della consapevolezza e parente della logica razionale. Inoltre, stando all'etichetta di queste barrette proteiche, si evince la presenza importante di glutine che, oltre a non fare particolarmente bene a nessuno, può diventare un'arma letale per chi è allergico a glutine e frumento o peggio ancora, non sa ancora di esserlo.

3. Altro spunto di riflessione è il fatto che in questa dieta si possa perdere peso molto velocemente e questo, anche se alla maggior parte di voi lettori può sembrare positivo, spesso non lo è affatto. Dimagrire in modo così repentino non è sempre un bene perché, a maggior ragione se si è in sovrappeso, perchè le tossine, che quasi sempre ci sono, sono depositate nel tessuto adiposo. Di conseguenza, quando questo adipe viene meno in maniera così rapida, queste tossine rientrano in circolo, creando danni al nostro corpo. Se prima di questo tipo di dieta non si è fatto un percorso preparatorio di drenaggio degli organi emuntorie in particolar modo del fegato, queste tossine entrano in circolo e possono danneggiare parecchio l’organismo della persona.

Ora, non se ne voglia la signora Kardashian, ma sono state consigliate diete migliori di questa, anche perchè vedere il giorno dopo del Met Gala edizione 2022 la sua foto con il fidanzato mentre si ingozzava di pizza e patatine fa sinceramente venire i brividi.
A volte gli influencer, accecati dai like e dai cuoricini, non si rendono conto del male che possono fare ai loro seguaci che certamente non possono permettersi tutti i dottori e personal trainer e di quanto meglio farebbero invece a investire parti dei loro patrimoni in sedute di counseling.

In conclusione se volete seguire lei su Tik Tok siete liberi di farlo, ma per favore, almeno questo ve lo chiedo...non seguite le sue abitudini alimentari, come spiego in questo video.