La proprietà di adattamento, nella logica della reazione allo stress, dipende dalle capacità individuali di problem solving. Se ad esempio ci si trova alle prese con un clima rigido, si può decidere di reagire a questa condizione sia accendendo un fuoco che indossando dei vestiti più caldi.
Esistono però anche altri fattori che influenzano questo aspetto ed hanno a che fare con elementi ambientali, economici e relativi alla sfera relazionale del soggetto.
Per vagliare la variabile adattamento di una persona bisognerebbe innanzi tutto collocarla su di un asse temporale in cui sono presenti determinati dati come:
- anzianità del soggetto
- tempo di reazione
- tempo richiesto dall’evento per ottenere un adattamento produttivo (più facile evitare lo scontro con un pallone piuttosto che quello con un proiettile sparato ad una velocità elevatissima).
Il fattore “P”
La capacità di prevedere un accadimento, la conoscenza di quello che può succedere, in base di un’esperienza pregressa, sono condizioni che migliorano notevolmente le possibilità di sopportare gli agenti stressanti da parte di un soggetto.
Un individuo che ha già vissuto l’esperienza traumatica di un lutto in famiglia, potrebbe reagire in modo decisamente migliore alla morte di un animale domestico.
In sostanza il maggiore o minore successo della sua soglia di adattamento è dato dal confronto tra le caratteristiche qualitative e quelle quantitative degli episodi di vita, capaci di generare ansia nelle persone e il background emotivo dei soggetti investiti da questo stress.
La piramide degli stressors
Considerando l’intestino, i collegamenti tra avvenimenti negativi esterni al soggetto e insorgere di una malattia possono essere molto stretti.
Accade quindi che un’energia inizialmente repressa e di entità piuttosto contenuta possa invece convogliare in una vera e proprio malattia.
I campi di interesse di questo disturbo possono risultare variati e riguardare sfere differenti come quella:
psichica, manifestandosi attraverso un esaurimento nervoso, una nevrosi e una psicosi.
fisica, generalmente di tipo funzionale, di elevata intensità e a volte cronica.
Ansia. Molto complessa ma a volte anche semplice da affrontare perchè necessita di un percorso strategico, composto da fasi ben distinte tra loro. Per prima cosa occorrerà riconoscere il disturbo, in secondo luogo si dovrà sfruttare il proprio bagaglio esperienziale per potere attenuare i sentori di agitazione e in un certo senso utilizzare l’ansia a proprio favore.
Impiegare lo stato ansiogeno come medicina e cura è il segreto principale per guarire da questa condizione.
Affiancare questa attitudine alla capacità di difendersi dai rischi, mantenendo sempre una condizione di allerta, aiuterà ad aumentare le possibilità di reagire in maniera sempre migliore alle fonti stressanti.
Purtroppo però quando gli stati d’ansia diventano continui o particolarmente difficili da gestire, le altre condizioni crollano e si traducono nell’incapacità di rivolvere la condizione stressante. La condizione che ne consegue può essere peggiore persino del disturbo iniziale e portare l’individuo verso la frustrazione.
Accade così che l’individuo ansioso possa perdere la memoria, avvertire una perdita di concentrazione, accusare disattenzione e sentirsi irrimediabilmente stanca.
Questa percezione si traduce a volte in una “vacuità spirituale” che impedisce al paziente di affrontare anche ogni piccola difficoltà quotidiana.
I cibi antistress
Sono tantissimi i soggetti che cercano di placare i sintomi dello stress, ma che sconfortati dai pessimi risultati, entrano nel vicolo buio della depressione. I pazienti affetti da colite spesso sottovalutano tutte le tappe del percorso e continuano a vivere un disagio sempre crescente, o a volte discontinuo, senza affrontarlo mai con il piglio giusto.
La qualità dei cibi che mangiamo ogni giorno può aiutare a risolvere svariate problematiche legate all’agitazione.
Ecco 7 suggerimenti nutrizionali che servono come cura dello stress, soprattutto nei pazienti coinvolti da colite a causa di nervosismo latente.
Trattasi di consigli a volte banali, ma che a causa di una vita “movimentata” o di un annebbiamento mentale provocato dalla stessa ansia, possono davvero fare la differenza:
- Mangiare con lentezza. Non lasciarsi distrarre da altro (tv, telefonino, giornali ecc..). Il momento del cibo va vissuto con una certa sacralità. Considerare il pranzo come una perdita di tempo è uno degli errori più frequenti che possono accadere a chi soffrirà di disturbi all’intestino retto.
- Assicurarsi di assumere almeno 3 pasti al giorno. Tutto si comincia la mattina con una colazione genuina, fatta da alimenti sani ed energetici, indicati ad affrontare la giornata. Al contrario, a conclusione delle attività, per la cena, si dovrebbe puntare su pietanze leggere e facilmente digeribili, in grado di non disturbare il sonno.
- Evitare i cibi eccitanti. Diminuire il numero dei caffè non basta. Bisogna eliminarlo dalla propria dieta per smettere di lamentarsi a causa di fitte allo stomaco. Lo stesso discorso vale per la cioccolata e per le bibite alcoliche. Non deve servire la religione o dei principi morali per comprendere che esistono alimenti estremamente dannosi per l’apparato digestivo e che possono interagire negativamente con gli stressors.
- Evviva la frutta, compresa quella secca. Oltre a verdure, cereali di tipo integrale, ma anche musli, yogurt e miele e non solo a colazione. In generale trattasi di sostanze “rilassanti”, spesso ricche di triptofano, che possono essere assunte anche durante una merenda.
- Evitare di assumere la niacina e quindi dimenticarsi della carne, salvo in rare occasioni. Escludere dal proprio regime alimentare le carni rosse, reali nemiche della nostra digestione.
- Occhio al peso. Utilizzare la bilancia quotidianamente ed evitare di accumulare chili in eccesso. Essere sovrappeso è una delle cause determinanti nei pazienti stressati. La negatività di eccedere nei grassi può portare strascichi anche sul piano emozionale ed isolare ulteriormente il soggetto.
- La merenda. Non mi stancherò mai di dirlo, ma non bisognerebbe mai arrivare affamati ad un pranzo e l’abitudine di farsi uno snack può aiutare a risolvere in parte il problema. Ritagliarsi un momento nella giornata ed uno spazio nello stomaco per sgranocchiare delle mandorle o delle noci o per addernare una gustosa banana porterà benefici a tutto l’organismo.