L’uomo contemporaneo spesso prova disagio nel viversi le proprie emozioni, soprattutto quelle negative, e le difficoltà di gestione possono degenerare in disturbi fisici o psichici. Sono tanti i sentimenti che una persona prova nel corso della vita ed è importante riuscire a mantenere un buon contatto con le proprie emozioni così da reagire consapevolmente di fronte agli eventi della vita, evitando reazioni eccessive e soprattutto non funzionali, alla fine deleteri per la salute ed il benessere psico-fisico.
Vivere un surplus di emozioni per un lungo periodo e reprimerle allo stesso modo può essere estremamente nocivo, andando a castrare le pulsioni innate di noi esseri umani.
Essere anaffettivi è disumano, non siamo degli automi. L’emotività ci fa sentire vivi influenzando i comportamenti umani: ogni azione trova fondamento nella razionalità e nella sfera emozionale. La reazione emotiva è definita “reattività autonomica” perché si sviluppa una risposta automatica nei confronti di stimoli che provengono da situazioni impegnative.
È fondamentale elaborare le proprie reazioni emozionali per affrontarle con assennatezza, senza lasciarsi travolgere da esse in maniera incontrollabile, così da evitare condizioni e disturbi psicologici, questo perché le emozioni tendono ad essere somatizzate con effetti di deterioramento del corpo.
La rabbia – in eccesso e inespressa – può provocare danni al fegato; la tristezza nuoce alla pelle ed ai polmoni; lo stress causa disturbi gastrointestinali e così via, ogni parte del nostro corpo è strettamente collegata.
Per gestire i sentimenti in maniera adeguata è bene rimanere in contatto costante con le proprie emozioni, imparando a familiarizzare con esse senza essere trascinati dai vortici di reazioni incontrollabili, e senza reprimere e lasciare inespresso alcunché.
In genere quando si vive troppo emotivamente una situazione si avverte:
- aumento del battito cardiaco
- affanno o respiro accelerato
- sudorazione eccessiva
- senso di nausea
- tensione muscolare.
Quando si ha l’impressione di non controllare le proprie reazioni, si deve partire dall’esaminare le risposte del corpo che segnalano che si sta vivendo male la situazione. Si deve quindi riorganizzare la mente, concentrandosi su una respirazione profonda, regolare e calma che favorisce il rilassamento muscolare, si allevia così la tensione; per gestire le emozioni intense sono utili le tecniche di visualizzazione: bisogna semplicemente immaginare un’esperienza rilassante che consente di controllare le reazioni emotive improvvise.
Nel caso di pensieri ricorrenti inopportuni che determinano uno stato di malessere psicologico si deve intervenire sul senso di negatività avviando una trasformazione positiva, così si avvia la distrazione della mente ed alla fine l’emozione svanisce. Frequentemente i comportamenti disadattivi sorgono come conseguenza di uno stato ansioso ma anche dalla volontà di evitare emozioni negative, infatti spesso il cattivo rapporto con la sfera emotiva e la prevalenza di negatività provoca forme depressive.
Chi è più fragile spesso trova rifugio in sostanze tossicodipendenti e nell’alcol per cercare di soffocare le emozioni negative approdando temporaneamente in un illusorio stato di euforia che anestetizza corpo e mente, altre persone abusano di droghe per vivere emozioni forti finendo per aggravare lo stato di malessere psicologico e mal di vivere che spesso accompagna i più giovani e sensibili.
La preoccupazione di controllare le reazioni emotive condiziona i comportamenti e le modalità di relazionarsi con gli altri, così diventa importante seguire dal punto di vista congnitivo comportamentale la pragmatica delle emozioni che prevede che esse non devono essere castrate in maniera catartica, ma condivise ed analizzate per affrontare in modo risolutivo la vita.
Emozioni primarie e secondarie
Non tutte le emozioni umane sono uguali ma risentono delle tappe dello sviluppo cognitivo comportamentale. Secondo lo psicologo cognitivo Michael Lewis le emozioni nascono da delle disposizioni biologiche innate, si parla in tal caso di emozioni primarie. Ma la vera esperienza emotiva chiama in causa un’interpretazione e valutazione della situazione con coinvolgimento dei processi cognitivi e della consapevolezza di se stessi (emozioni secondarie).
Le emozioni primarie sono reazioni innate frutto dell’evoluzione e sorgono dalla relazione diretta con un oggetto (felicità, rabbia, sorpresa, sorpresa, tristezza, paura), vengono sperimentate dal neonato come forma di adattamento nei confronti dell’ambiente.
Le emozioni secondarie, specifiche della specie umana, compaiono entro i 2 anni, quando il bambino acquista l’autoconsapevolezza riconoscendo la propria immagine allo specchio. Gli studi comportamentali sostengono che il bambino in questa fase prova le prime forme di socializzazione e di adattamento comportamentale, visto che queste emozioni chiamano in causa l’idea che ognuno ha di sé, coinvolgendo anche le relazioni sociali.
Rientrano in questa classificazione stati emotivi come: l’autostima, il senso di autoefficacia, la vergogna, l’invidia, la colpa, l’orgoglio, il rimpianto. Le reazioni innate si instaurano in risposta agli stimoli e sono presenti fin dalla nascita e non necessitano di autoconsapevolezza. In momenti successivi dello sviluppo psicologico sorgono le emozioni secondarie che sono più complesse e si insaturano con il raggiungimento di una prima forma di autocoscienza e di introspezione.
Gli studi evoluzionisti condotti da Charles Darwin e Robert Plutchik hanno esaminato le emozioni primarie intese come una funzione importante per l’adattamento ed i processi biologici, mentre le secondarie dipenderebbero da una combinazione delle prime. Anche gli studi transculturali di Paul Ekman hanno confermato che le emozioni primarie sono associate a livello delle espressioni facciali e sarebbero universali poiché comuni a tutte le culture umane.
Effetti fisici e psichici
Le emozioni incidono sul livello di stress e sul corpo e la psicosomatica studia il legame tra le emozioni che non si riescono ad esprimere e l’insorgenza di malattie. I soggetti che si trovano ad affrontare un eccesso di emozione nel lungo periodo, devono lavorare interiormente per evitare che causino effetti collaterali che si palesano a livello fisico con disturbi che possono interessare uno specifico distretto anatomico oppure organo.
Grazie alle nuove tecniche di imaging, le neuroscienze hanno permesso di verificare scientificamente che le emozioni sono dei veri eventi fisiologici, con precisi sbocchi di scarico in varie aree del corpo.
Le grandi emozioni sfociano a livello somatico con produzione di ormoni, citochine, neurotrasmettitori che dialogano con recettori posti sul sistema endocrino, su quello nervoso fino a connettersi con il sistema immunitario.
Le emozioni costituiscono un ponte tra la psiche ed il corpo e quando si manifesta un accumulo di emozioni possono sorgere malattie psichiche e fisiche; si evidenziano modificazioni a livello somatico perché nell’emisfero destro del cervello si fissano le emozioni negative fino ad una certa soglia, superata la quale si creano alterazione delle funzioni cerebrali.
L’attivazione di una condizione patologica dipende dal superamento di tale soglia e dallo stato di salute dello stesso organo interessato dallo scarico emozionale, tanto più intensa è l’emozione negativa provata maggiore sarà la manifestazione patologica.
La cattiva gestione di emozioni profonde può causare:
- dermatiti
- problemi gastrointestinali (tra cui la colite provocata dallo stress oppure da un costante stato ansioso, per migliorare la sintomatologia cronica è bene imparare a rilassarsi
- mal di testa
- disturbi osteoarticolari, causati dalla paura verso il futuro
- problemi alla schiena, che esprimono una mancanza di sostegno psicologico
- problemi cardiocircolatori relazionati alla sfera emotiva della gioia e dell’amore
- problemi del sistema immunitario
- difficoltà emotive che si evidenziano con attacchi di panico, depressione da colite, fobie, irascibilità, disturbi d’ansia
- problemi comportamentali (anoressia, bulimia, fame nervosa, obesità).
Come vivere l’amore
Tra i sentimenti forti il primo posto è occupato dall’amore che deve essere vissuto al meglio avendo una piena consapevolezza delle diverse emozioni che esso comporta, senza mai perdere il rispetto per sè stessi. Dal punto di vista cerebrale si registra il coinvolgimento di diverse aree del cervello che rilasciano la dopamina e l’adrenalina.
A livello somatico, l’amore fa avvertire una sensazione di caldo e l’interno del corpo viene pervaso da una scarica energetica che colpisce vari distretti anatomici della parte alta del corpo culminando negli organi sessuali.
L’amore, quando è spinto dalla passione, fa avvertire un senso di vuoto allo stomaco, si parla delle cosiddette “farfalle nello stomaco”, e le gambe perdono solidità dando la sensazione di camminare sospesi per aria. Per non subire gli effetti negativi e di dipendenza emotiva di una relazione è importante puntare sulla qualità delle emozioni: una relazione matura deve far prevalere delle emozioni funzionalie quando sorgono quelle on funzionali devono essere superate coscientemente.
Un amore sano non viene vissuto egoisticamente oppure ossessivamente, è poi malsano far durare legami privi di stabilità e sentimenti per paura di perdere per sempre l’altro e di ritrovarsi a single.
Il vero amore è fatto di complicità e condivisione.
L’organizzazione delle nozze genera stress, i preparativi vengono affrontati con un forte carico di tensioni emotive soprattutto dalle future spose, anche la fine di un matrimonio può avere degli strascichi nocivi suscitando ostilità, rancore, odio.
Forme di distrazione per controllare le emozioni
Per essere emotivamente equilibrati nella vita quotidiana bisogna fare tesoro delle esperienze vissute personalmente e di quelle delle persone care, prendendo ad esempio questo vissuto si può uscire da situazioni troppo stressanti che causano un malessere psico-fisico. Chi si trova ad affrontare emozioni di odio, rancore o rabbia troppo intense farebbe bene a ricercare piacevoli distrazioni, che fungono da valvola di sfogo per far fluire i pensieri cattivi e per gestire le proprie emozioni.
Tra le forme di distrazione utili per risollevare l’umore e per scaricare lo stress ci sono attività pratiche quali: la pittura, fare shopping, vedere un film divertente, ascoltare della musica allegra, leggere un libro, il karaoke, telefonare ad amici, andare a ballare oppure a cena in buona compagnia, praticare uno sport, fare una lunga passeggiata in mezzo alla natura.
Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto ad uno psicologo o counsellor per avviare un percorso terapeutico ed acquisire una maggiore consapevolezza della propria emotività, ma anche per controllare le proprie reazioni oppure per superare eventuali disagi e malesseri che impediscono un normale approccio alla vita.